Il gioco di Ender, Orson Scott Card - Umbra - 29-10-2013
Apro questa discussione perché Il gioco di Ender di Orson Scott Card mi ha molto colpito.
Il mio giudizio in linea generale è molto positivo, il libro si legge con piacere, il mondo è ben costruito (per quanto un po' datato), tutto fila fino alla fine senza troppi scossoni.
Ok, ma se fosse per dire questo non avrei aperto un topic apposito.
Se Il gioco di Ender mi ha fatto riflettere è stato anche e soprattutto sul suo autore, rectius, contro il suo autore. Metto sotto spoiler e chiedo immediatamente scusa se la discussione cadrà sulla politica, ma trovo che Il gioco di Ender sia un romanzo estremamente (e pericolosamente) politico.
Il gioco di Ender affronta temi cruciali della vita dell'uomo e delle nazioni: è fondamentalmente il racconto di una guerra senza quartiere contro l'altro, contro l'alieno nel suo senso originario. E' una storia crudele, perché per la salvezza dell'umanità si è costretti a creare armi potentissime quali bambini programmati per essere superintelligenti, per non essere mai bambini, per essere dei killer, delle armi contro il nemico. Ender ha paura di diventare un mostro, il male assoluto rappresentato dal fratello Peter, facile da identificare, facile da demonizzare.
L'opera di Card è sottile e imho tutt'altro che commendevole.
Per me i fatti sono chiari: Ender è un bastardo serial killer di prima categoria. A prescindere dagli inganni cui è sottoposto, Ender ha un istinto omicida che almeno in un'occasione si libera senza motivo (l'uccisione di Stilson) e che si evince nei suoi viaggi nel mondo del Gigante.
Purtroppo Ender ha dei rimorsi, e per questo tentenna: è allora che viene in soccorso il personaggio più positivo apparentemente, Valentine, che da brava manipolatrice lo riporta sulla strada della perversione e perdizione. Valentine è la più mostruosa dei tre fratelli: non è pazza, non è sanguinaria, scegli però 'banalmente' (e non è un avverbio a caso) il male, perché è più comodo, perché è affascinante. Lei che c'entra con un genocidio? E' solo una ragazzina! E' al massimo una storica!
Peter a confronto mi pare molto più buono: platealmente sadico e disturbato, Peter alla fine arriva a guidare il suo mondo con una strategia geniale, ma fa molto ma molto meno danni del fratello tanto lodato.
Tutto ciò è presentato al lettore sotto una luce tutto sommato favorevole: è vero che Card sembra in certi passaggi rammaricarsi per quello che Ender fa, ma trova subito tutta una serie di espedienti retorico-politico-letterari per assolverlo. Vado ad elencarne alcuni:
- Ender non sa quello che fa e quindi non è colpevole. Tale giustificazione (che in parte reggerebbe in un nostro tribunale) può al massimo valere per il genocidio degli Scorpioni, mentre sicuramente cade per l'eccesso di difesa con cui brutalmente uccide Stiltson e Bonzo.
- Ender è l'unica speranza della Terra. Questa è una bugia: la Terra non è sotto attacco, bensì all'attacco.
- Ender non vuole combattere, lo costringono. E' del tutto falso: Ender è stanco delle simulazioni, vuole battaglie vere. Vuole andare a fare il ogenocidario dicendo che è il suo Paese che glielo chiede, lui in realtà raccoglierebbe primule lungo la riva del lago in cui vive.
- La Terra deve uccidere gli Scorpioni prima di essere distrutta da essi. La tesi è sbagliata, perché configura una legittima difesa preventiva (cioè prima di un attacco), illegittima per il diritto internazionale.
- Meglio che muoiano gli Scorpioni che i Terrestri. Mi dà i brividi questa ricostruzione, ho sempre creduto che la fantascienza dovesse aprire la mente, non oscurarla e barricarla contro l'altro.
- Gli Scorpioni sembrano tanti ma in realtà sono poche unità con tanti corpi. Questo mi sembra una facile trovata di Card per minimizzare le perdite; facile e vigliacca.
- Ender è perdonato dagli Scorpioni. Questa è la più grande ipocrisia di Card, anzi ho trovato il finale stucchevole con il codazzo di religione fondata e girovagare per i pianeti.
- I terrestri colonizzano i pianeti degli Scorpioni, portandovi la civiltà. Argomento politico per eccellenza, nasconde un profondo razzismo che temo sia proprio dell'autore.
- Tutti concordano con l'azione dei Terrestri e di Ender. Qui ho ricevuto un brutto colpo: almeno un personaggio - Dink - aveva avanzato l'idea che tutto stesse andando verso un errore, e alla fine viene debitamente convertito.
Tirando le somme, mi sembra che Card abbia voluto nascondere non solo la natura psicopatica di Ender, ma abbia cercato di giustificare le sue azioni agli occhi del lettore, al punto da piegare Valentine pur di fornire tentennamenti e svolte al piccolo killer. A suo confronto - lo ripeto - Peter mi sembra molto più equilibrato.
Dall'altro lato, credo fermamente che Card abbia portato avanti nel suo romanzo un discorso politico filoamericano, reazionario e imperialista, vicino al pensiero della destra statunitense e israeliana.
Oltre alle citate teorie della legittima difesa preventiva, della necessità di distruggere il nemico per la propria salvezza e della colonizzazione civilizzatrice, non mi sono certo sfuggite le frecciate all'Unione Sovietica (sul punto di violare il Patto dell'Egemonia, mentre gli USA sono coooosì leali) o dell'invincibilità e superiorità tattica dei comandanti ebrei in generale ed israeliani in particolare (siamo nel '85, Israele ha appena vinto 4 conflitti con i paesi Arabi confinanti).
Detto tutto ciò, non posso che confermare l'opinione largamente favorevole sul romanzo, unitamente però a una condanna triplice: alle idee dell'autore, al modo ipocrita di nascondere la verità al lettore, e all'avere creato un romanzo con un'agenda politica così spiccata.
Non ho nulla contro gli autori che mettono le loro idee politiche e/o religiose nei loro lavori fantasy o di sci-fi: detesto però quando il romanzo diventa solo il veicolo con cui propagarle, come spiccatamente succede ne Il gioco di Ender, ottimo romanzo.
Aspetto di leggere i seguiti, sono curioso di leggere di questo fantomatico riscatto del protagonista.
marco
RE: Il gioco di Ender, Orson Scott Card - Niji - 04-11-2013
gulp, interessante e complicato.
Partiamo dal presupposto che l'ho letto un annetto fa e i dettagli me li sono già persi o magari li ho rielaborati in questi mesi nella mia testa, e sottolineiamo che nel complesso mi ritengo una lettrice piuttosto ingenua, ma ti rispondo a grandi linee.
Io ho vissuto questo libro in maniera conflittuale. E credo che questo fosse l'intento di Card.
Il messaggio "filoamericano" di cui parli avrebbe avuto vita più facile se portato avanti, come in moltissime altre storie - nei libri e nei cinema - in maniera "eroica".
Invece Card l'eroismo di questa situazione ce lo smonta man mano sotto i piedi.
perché rendere Ender un baby pluriomicida, cosa che tra l'altro scopriamo piuttosto tardi nella narrazione, se non per toglierci delle certezze, per mettere in luce che "c'è qualcosa che non va" in tutto questo?
Perché farci scoprire che non è una difesa, ma un attacco, se non per farci mettere in dubbio la bontà e - addirittura - la necessità di questa guerra?
Non dico che sia una condanna totale. E' vero che Card mette abbastanza in chiaro che secondo lui se un nemico con cui non puoi comunicare ti attacca, è giusto che tu lo distrugga. Ma è questo il caso?
Di certo, viene se non altro messo in dubbio il non aver cercato questa comunicazione, viene mostrato come questa situazione non sia una eroica azione contro gli invasori, ma sia portata avanti da persone spostate, violente, la cui spregiudicatezza viene premiata. Persone che nascondono i loro veri scopi e la reale situazione. E non credo che l'autore volesse portare il lettore a giustificarle tout-court, ma piuttosto a chiedersi: "cos'è un male necessario? a quale punto si comincia a superare una linea invalicabile?". Ma non credo che in "Ender's game" venga imposta una risposta al lettore.
Ender si autodipinge come un mostro quando si rende conto di ciò che è successo. Non c'è il sospiro di sollievo e l'esaltazione della vittoria, a concludere questa guerra. C'è del disgusto per tutto ciò che è stato. Il ché, personalmente, l'ho trovato realistico più che di parte. C'è anche della giustificazione? chiaramente. In realtà solo Ender non giustifica, per tutti gli altri è più facile giustificare e andare avanti a vivere. E' molto umano, secondo me.
Posso essere d'accordo sull'ipocrisia del perdono da parte degli alieni, che comunque tutto sommato fanno la figura dei gran signori rispetto "a noi"... anche a livello tecnologico, sono molto più avanzati dei terrestri.
Il rapporto con il "totalmente altro" è sicuramente un tema che Card affronta in questa serie, in maniera condivisibile o meno.
E Peter, inizialmente dipinto come "il male"... non ha forse fatto "più bene" lui - ed in maniera più diplomatica - di entrambi i suoi fratelli, nel corso di questa storia? Non è anche questo un modo per infondere dei dubbi? (anche se la sua storia non la ricordo granché e potrei tranquillamente sbagliarmi...)
Io non ho finito il libro pensando "Ender è un bravo ragazzo e tutti questi coraggiosi soldati hanno fatto solo ciò che era necessario per difendere la propria patria". Io ho finito il libro con una forte inquietudine su cosa ci sia dietro a quella che a volte ci viene proposta come "necessità" o - più generalmente - come verità (ricordiamo che anche i filmati della prima guerra sono stati diffusi in maniera molto controllata ed editata, anche per creare un "eroe" in Rackham e non far sapere che non sapeva realmente cosa stava facendo). E l'impressione - magari errata - che questa fosse la volontà dell'autore (che comunque non mi sta particolarmente simpatico).
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