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Il falco - Versione stampabile

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Il falco - MrcT - 16-02-2020

[*]
[Immagine: Copertin-falco-3-4.jpg&key=959e43b8baf4f...b68f90558e]
 
Titolo: Il falco
Autore: Mirco Tondi
Casa editrice: autopubblicato
ISBN: 9788835371519
ASIN: B084RY4ZGY
Data di pubblicazione (o di uscita): 12 febbraio 2020
Prezzo (della versione cartacea e/o digitale) : 2.99 E
Genere: fantastico/favolistico
Pagine: 103
 
Quarta di copertina.
Un giorno, quattro bambini vanno in un bosco e per divertirsi si mettono a raccogliere uova dai nidi di uccelli; l’avvicinarsi di un temporale li fa correre a casa, abbandonando il bottino appena trovato. Quello che per loro è stato un semplice e innocuo passatempo, per le uova sta per diventare qualcosa di molto pericoloso: senza la protezione e il calore dei propri genitori i piccoli all’interno del guscio rischiano di non crescere e venire alla luce.
Qualcuno però ha visto tutto e decide d’intervenire in loro aiuto: un falco, il più improbabile soccorritore tra gli uccelli, si prende cura di loro almeno fino a quando non ritroverà i genitori delle uova. Ma le sue ricerche non hanno successo e così non gli resta che continuare a occuparsi di loro. Il giorno della schiusa arriva e il falco si ritrova davanti sette piccoli, ognuno di una specie diversa.
Tra peripezie varie, gag divertenti e momenti di riflessione, gli otto si ritroveranno ad affrontare quella piccola grande avventura che è il crescere.
Opera corredata di fotografie.
 
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Kobo
 
A questa pagina è possibile scaricare un’anteprima dell’opera.


RE: Il falco - MrcT - 01-03-2020

Il falco, come scritto nella quarta di copertina, narra la piccola grande avventura che è il crescere e vede come protagonista un falco adulto che si prende cura di sette piccoli non suoi e neppure appartenenti alla sua specie. Se si vuole, può essere interpretata anche come una storia d’integrazione, dove essere diversi non è qualcosa da vedere con pregiudizi e diffidenza, ma qualcosa che serve per arricchirsi, da cui c’è da imparare.

Il falco non è nato per fare una critica a una società che diventa sempre più chiusa e aggressiva verso chi non è di una stessa etnia, eppure, se ci si pensa, fa anche questo. In altri lavori ero partito da un messaggio da dare (penso a Jonathan Livingston e il Vangelo e alla serie di I Tempi della Caduta), Il falco invece è stato qualcosa di spontaneo, che si è sviluppato da solo; pensandoci in seguito mi sono accorto che aveva qualcosa da dire su certi temi, anche se non sono partito con tale intenzione. Qualcuno potrebbe dire che, in un modo o nell’altro, si vuole fare la morale.
Ma che cos’è la morale?
Per rispondere a questo, riporto un brano tratto da Agenda degli Angeli di Igor Sibaldi.
 
«Morale» viene dal latino mores, «abitudini», e indica i comportamenti che non contrastano con ciò che una grande maggioranza è abituata a ritenere giusto. Un’abitudine poggia soprattutto sulla memoria (parola strettamente apparentata a mores): morale è innanzitutto ciò che ci si ricorda dei giudizi di persone nate prima di noi. E dunque una persona molto morale è chi, dovendo scegliere tra diverse possibilità di azione, invece di guardare verso il futuro preferisce voltarsi indietro, e basarsi sulle certezze della generazione precedente.
Se vi va stretta questa ipoteca del passato sulle vostre decisioni, potete rientrare in due categorie che godono entrambe di brutta fama: gli immorali, cioè coloro che tengono conte delle certezze passate, ma solo per prendersi la soddisfazione di disprezzarle; e gli amorali, a cui quel modo di ricordare non importa affatto.
LeLeHe’eL è l’Angelo di questi ultimi…
Alla maggioranza, ovviamente, i leleliani appaiono un po’ allarmanti, anche quando non fanno nulla di dannoso. Eppure sono più etici dei moralisti, dato che etica significa «essere veramente se stessi». Come può essere se stesso uno che si sforzi di comportarsi non solo come la maggioranza, ma addirittura come la maggioranza che vi era trenta o quarant’anni prima? E d’altra parte, come essere se stessi senza commettere ciò che la maggioranza chiama «peccato»? «Peccato» infatti significa, nelle nostre lingue, infrazione delle regole, dei mores stabiliti da una civiltà, da una società, da una cultura.
(1)
 
Sembra che questo pezzo descriva perfettamente il protagonista della storia che ho scritto; non per niente il falco sarebbe un simbolo perfetto per questa figura descritta da Igor Sibaldi, data la sua natura rapace, il voler volare e superare confini, perché in esso c’è un desiderio di crescita. Sibaldi aveva già ben scritto tale figura in un altro suo libro, Il libro degli angeli.
 
I LeLeHe’eL crescono e sicuramente fanno crescere: è questo il loro compito. (2)
 
Ed è quello che il protagonista fa: aiuta a crescere i piccoli che ha trovato, fregandosene delle convenzioni, delle tradizioni, seguendo solo quello in cui crede, solo quello che è giusto. Non gl’importa se viene deriso, se gli altri uccelli pensano che sia strano perché i falchi sono dei predatori che danno la caccia ai loro simili. Al protagonista del lavoro che ho realizzato questo non importa, perché ritiene tale fatto una cosa ingiusta, dato che tutti gli uccelli sono fratelli perché vivono e volano sotto lo stesso cielo. E non gli importa nemmeno se i piccoli sono di altre specie: hanno bisogno di aiuto per crescere ed è l’impegno che si prende.
Ma non è solo lui che fa crescere: anche i piccoli, con le loro domande, le loro esigenze, lo aiutano a crescere. In fondo è questo che succede tra genitori e figli: si cresce insieme, in uno scambio reciproco. E allargando la cosa al di là del cerchio della famiglia, è quello che succede quando s’interagisce con gli altri, grandi e piccoli, maschi e femmine, giovani e anziani, appartenenti di etnie e credi differenti.
 
1. Agenda degli Angeli. Igor Sibaldi. Frassinelli 2012.
2. Il libro degli angeli. Igor Sibaldi. Frassinelli 2007, pag.28


RE: Il falco - MrcT - 17-03-2020

Il falco è una storia per bambini e ragazzi, ma è anche una storia per genitori, dato che racconta le vicende di un falco adulto che si occupa di sette piccoli. Certo, si tratta di un genitore adottivo, ma si è genitori anche se non si hanno legami di sangue, anzi, alle volte lo si è di più di coloro che hanno messo al mondo una vita, anche se molti ritengono che l’essere tali dipenda solo dal legame biologico. I fatti tuttavia dimostrano che tale convinzione non sia propriamente corretta; certo, si trasmette parte del proprio materiale genetico, si hanno degli elementi fisici e caratteriali simili, ma ciò non basta a definire tale una persona, viste le continue notizie di cosiddetti genitori che maltrattano i propri figli, li fanno prostituire oppure li uccidono. Simili individui non possono essere considerati tali, anche se sono stati coloro che hanno messo al mondo un’altra vita.

E allora cosa vuol dire essere genitore?
Vuol dire prendersi a cuore qualcuno, occuparsi di lui, insegnargli, aiutarlo a crescere, stargli vicino nei momenti di difficoltà, incoraggiarlo a trovare la propria strada, a seguire le proprie aspirazioni. Messa così sembra una cosa pesante, che ricorda tanto un insegnamento scolastico, ma ci sono tanti modi per insegnare, anche in maniera divertente. Quello che occorre ricordare è che non esiste un modo d’insegnare valido per tutti, ma che c’è un modo unico per ciascun piccolo, e con unico in questo caso non s’intende “il solo” ma vuol dire “personale”. Chi è genitore deve per prima cosa conoscere il piccolo, sapere quali sono le sue caratteristiche, il suo approccio alle cose, la sua sensibilità, i suoi interessi; per questo essere genitore è un continuo divenire, perché il piccolo crescendo non fa che cambiare e un genitore per potergli stare dietro deve continuamente adattarsi momento per momento (in poche parole, crescere assieme a lui). Naturalmente ci sono sempre dei punti fermi, ma chi è genitore per poterli trasmettere deve adattarli al momento, alla situazione, a chi ha davanti: questa è la difficoltà di tale ruolo.
E’ in questo che chi è adulto può riconoscersi nel falco, ma non solo: la paura di come comportarsi, il domandarsi se si sarà all’altezza, il porgersi fisicamente in modo delicato verso i piccoli per paura di fargli male. E poi: il doverli sfamare diverse volte al giorno, il restare svegli la notte perché i piccoli non fanno dormire, le domande più strane.
Tutto ciò è la piccola grande avventura che è il crescere. Ad alcuni potrà sembrare banale, noiosa, insignificante, ma se ci si pensa bene ha tanto da dare, più di molti viaggi e vicende da romanzo.


RE: Il falco - MrcT - 22-03-2020

Fino al 30 aprile l'e-book sarà in vendita a 0.99 E.


RE: Il falco - MrcT - 06-04-2020

Il falco è una storia di animali, di crescita e che parla anche di genitori, ma può anche essere vista sotto la luce del Vangelo e in special modo la parabola del buon Samaritano.

Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?».
Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?».
Costui rispose: « Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso».
E Gesù: «Hai risposto bene; fa questo e vivrai».
Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?».
Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall’altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n’ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all’albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ lo stesso».
(Lc 10, 25-37).
Il messaggio della parabola del buon Samaritano è chiaro, anche se magari certi dettagli è sempre meglio chiarirli. I sacerdoti erano gli individui che officiavano nel tempio a Gerusalemme e i leviti erano persone che frequentavano assiduamente il tempio collaborando alla sua vita con varie mansioni; chi apparteneva a queste categorie era ritenuto molto religioso, una persona che seguiva la legge. Ma, come dimostra la parabola, c’è differenza tra teoria e pratica: infatti nessuno dei due aiuta la persona in difficoltà. Viene soccorsa invece sorprendentemente da un Samaritano; sorprendentemente perché tra Giudei e Samaritani c’erano attriti di lunga data dovuti a divergenze di credo religioso.
L’aiuto viene da chi meno ce lo si aspetta, da chi non si ritiene possibile ricevere soccorso; nella parabola del Vangelo colui che viene considerato praticamente un nemico, nella storia che ho scritto un falco, un predatore, un volatile che caccia e si ciba anche di suoi simili. Fosse stata una colomba o una chioccia a prendersi cura delle uova abbandonate non ci sarebbe stato nulla di eclatante, trattandosi invece di un rapace le cose cambiano; il suo istinto predatorio, il suo aspetto che può ispirare diverse cose ma non tenerezza, simpatia, compassione, la sua figura tagliente, fanno immaginare a un animale che incarna perfettamente la caccia, il predare gli altri, non certo qualcuno che si prende cura di chi è indifeso e in difficoltà. E invece con una premura che genera meraviglia, il falco dimostra che non bisogna soffermarsi alle apparenze, ma occorre giudicare dalle azioni che mostrano realmente ciò che si è. E il falco, come il buon Samaritano, dimostra di avere buon cuore, compassione, che è uno degli elementi che non dovrebbero mai mancare in nessuna società e civiltà.


RE: Il falco - MrcT - 09-07-2020

Fino al 31 agosto sarà possibile acquistare l'opera a 0.99 E anziché 2.99 E.