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Nasuto: riflessioni sparse - Versione stampabile

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Nasuto: riflessioni sparse - Umbra - 24-06-2009

Come avevo promesso, eccovi una personale riflessione sul ruolo di Nasuto all'interno de L'apprendista assassino. L'ho scritto nella cornice della collaborazione al sito come avevo promesso qui

Spero vi piaccia e sia fonte di discussione insieme

SPOILER L'APPRENDISTA ASSASSINO

Nasuto: figura di chiusura del romanzo


L'arco temporale coperto dalla narrazione de L'apprendista assassino è quello dell'infanzia di FitzChevalier Lungavista: il romanzo – in parte Storia dei Sei Ducati, attraverso una sapiente mimesi stilistica – comincia con il primo ricordo del protagonista e termina con il suo effettivo passaggio all'età adulta. In quest'arco di tempo – dai sei (Cfr. L'apprendista assassino, Cap. 1) ai quindici anni (Cfr. L'assassino di corte, Prologo) – un bambino diventa un uomo, da apprendista assassino si tramuta in assassino di corte. I titoli, ancora una volta, sono il primo gradino per comprendere la natura unitaria di un romanzo: il processo formativo di Fitz, in questo caso, è il filo conduttore dell'intera vicenda che si conclude con la più classica delle prove finali: sventare i piani di Regal (Cfr. L'assassino di corte, Prologo).
L'autrice, nel presentarci la prima infanzia di Fitz, attraverso le sue stesse parole evoca principalmente due ricordi: il suo affidamento a Burrich e l’incontro con Veritas e Regal. Soffermiamoci sul primo. Burrich, dopo aver nutrito il bambino, lo conduce a un pagliericcio dove dormono una cagna, Volpina, con un cucciolo, Nasuto. Da subito, fra il cucciolo d'uomo e quello di cane si stringe un forte legame:

"Nasuto mi accolse leccandomi le orecchie, mordicchiandomi il naso e mettendomi addosso le zampe. Io gli misi un braccio attorno al collo per tenerlo tranquillo, e poi mi distesi in mezzo a loro come mi aveva consigliato Burrich." (Cfr. L'apprendista assassino, Cap. 1)

Il citato brano è da riportate per due ragioni: innanzitutto, bisogna sottolineare come il comportamento di Nasuto verso Fitz sia quello di un cane verso un altro; secondariamente, va rilevato che Fitz cerca il primo contatto fisico proprio col cucciolo, troppo spaventato per rivolgersi all’oscuro e potente capo stalliere. Nella percezione del cane e del bambino, essi si assomigliano a vicenda maggiormente di quanto accada con gli altri uomini o animali, al punto da diventare inseparabili. Il ricordo in Fitz è vivo e ben sottolineato dalla prima persona narrante:

Certamente ricordo il cucciolo, Nasuto. Aveva il pelo rosso e liscio e corto, e così ispido che mi pungeva attraverso i vestiti quando di notte dividevamo la coperta da cavallo. I suoi occhi erano verdi come minerale di rame, il naso del colore del fegato cotto, e l’interno della sua bocca e la lingua erano di un rosa e nero variegato. Quando non stavamo mangiando in cucina facevamo la lotta nel cortile o nella paglia dello stallo.” (Cfr. L’apprendista assassino, Cap. 1)

Senza soffermarsi sull’accurata ed originale descrizione del cane, si può far cenno al fatto che dal brano riportato si evince che i due trascorrono giorni e notti insieme, liberi di scorrazzare nella fortezza o nel borgo vicino . La compagnia che si fanno l’uno con l’altro li pone su un piano diverso dai restanti uomini o cani: essi condividono i pensieri e le sensazioni, sì da rendere possibile l’integrazione di Nasuto fra gli amici di Fitz e del ragazzo nella cucciolata di Volpina. I due formano un’entità unica, che permette loro di vivere le esperienze di entrambi, altrimenti riservate a ciascuno.
Con Nasuto vicino, Fitz scopre i primi misteri di Castelcervo, senza alcun pensiero a turbare la sua sfrenata energia di bambino: con lui conosce Molly, impara a rubacchiare e a scappare, gioca con Dick e Kerry, evita Regal:

E in tutto questo, Nasuto era al mio fianco, legato a me a tal punto che raramente separavo del tutto la mia mente dalla sua. Usavo il suo naso, i suoi occhi e le sue fauci liberamente come se fossero state mie, e non mi parve mai minimamente strano.” (Cfr. L’apprendista assassino, Cap. 2)

L’idillio, perché di questo si tratta, si interrompe presto, quando Burrich scopre il loro rapporto, allontanando Nasuto e lasciando credere a Fitz di averlo ucciso. Questo episodio, che avviene significativamente al capitolo 2, segna uno dei momenti cruciali della narrazione: dal capitolo successivo, infatti, Fitz si lega a Sagace, inizia le lezioni con Umbra, Poiana e Galen, conosce Pazienza… in breve, esce dall’infanzia propriamente detta, non più libero di scorrazzare senza pensieri ma sempre più carico di responsabilità.
Il ragazzo non scorderà mai il cane – anzi tenterà di ripetere l’esperienza con Ferrigno, fino alla sua tragica conclusione – ma avrà altre incombenze di cui occuparsi, stretto da nuovi vincoli di lealtà: Nasuto era inscindibilmente legato all’età dell’innocenza – rectius dell’ignoranza – quando entrambi erano solo cuccioli e il mondo attorno tutto da scoprire; di fronte alle responsabilità della vita (di assassino, studente, nipote) il suo spazio narrativo letteralmente scompare, essendone venute meno le fondamenta narrative.
Nasuto, ribadiamo, occupa i primi due capitoli del romanzo. Se le cose fossero così semplici, perderebbe il suo ruolo di personaggio-simbolo e di chiusura della trama; l’autrice però, che mai a caso introduce le sue figure, riporta in scena il cane negli ultimi capitoli, quando si sta compiendo l’uscita di Fitz dall’adolescenza. Lo ritroviamo a distanza di anni a Jhaampe, molto lontano da casa e con un nuovo padrone: è ormai vecchio – ma non lo è forse anche il bambino trasformato in assassino? – e riconosce l’antico amico. L’incontro – alternando paralleli e differenze con quello fra Ulisse e Argo – ha luogo subito prima di un evento luttuoso: il nuovo padrone del cane viene ucciso e spetta a Fitz vendicarlo. Negli occhi del cane, oltre al riconoscimento, si legge un profondo, profondissimo dolore, che fa annotare all’autrice:

Gli uomini non sono capaci di soffrire come i cani. Dovremmo essere grati per questo.” (Cfr. L’apprendista assassino, Cap. 22)

Il cane soffre per la morte del suo padrone, per il venir meno del legame con l’uomo che amava. E in nome di un simile passato legame aiuta nel momento estremo Fitz, tirandolo fuori dalla vasca in cui sta annegando, per morire stremato sul suo petto. Lo fa, come a breve vedremo, in ricordo di quando erano stati l’uno con l’altro buoni, da cuccioli: sono infatti ormai entrambi irrimediabilmente e fisiologicamente diversi, privi di quel legame che avevano condiviso in passato. L’autrice racconta quest’episodio nelle ultime pagine del romanzo, con parole dolci e commosse, mettendo ancora una volta in evidenza i profili di lealtà portanti l’intera Trilogia:

Devo parlare di un altro, trascinato in quel groviglio di conflitti soltanto dalla sua lealtà verso di me. Fino alla fine dei miei giorni porterò le cicatrici che mi inflisse. I suoi denti logori affondarono diverse volte nella mia mano prima che riuscisse a trascinarmi fuori da quella vasca. Come ci sia riuscito, non lo saprò mai. Ma la sua testa era ancora appoggiata sul mio petto quando ci trovarono; i suoi legami mortali con questo mondo erano cessati. Nasuto era morto. Credo che abbia dato la sua vita liberamente, ricordando che eravamo stati buoni l’un con l’altro, da cuccioli. Noi uomini non sappiamo soffrire come soffrono i cani. Ma soffriamo per molti, molti anni.” (Cfr. L’apprendista assassino, Cap. 24)

La circolarità della narrazione – e quindi la sua compiutezza – è perfetta, garantita da questi pochi ultimi capitoli: Nasuto, che costituisce il primo ricordo di Fitz ad inizio romanzo, è il destinatario del suo ultimo pensiero alla fine; con lui si risolve il nodo della crescita di Fitz, salvato non in quanto assassino ma in nome del cucciolo che una volta era, in un momento in cui Burrich è fuori combattimento e i suoi protettori di sempre – Sagace, Pazienza e Umbra, tutti conosciuti dopo l’uscita di scena del cane – non possono aiutarlo.
Fitz ritrova Nasuto per perderlo subito. Non avrà più la possibilità di sdebitarsi per quell’ultimo gesto, né sarà capace di dimenticare il dolore che la morte del cane gli comporta. L’unica cosa che può fare è accettare la chiusura di un ciclo della propria vita, facendo tesoro di quello che è stato prima di essere trasformato in un assassino e trovando il coraggio di recuperare la parte luminosa del suo io, svilita dalla cieca obbedienza, dalle privazioni dell’Arte e dagli assassini commessi.



marco


RE: Nasuto: riflessioni sparse - The Fool - 25-06-2009

(24-06-2009, 19:00)Umbra Ha scritto:  La circolarità della narrazione – e quindi la sua compiutezza – è perfetta, garantita da questi pochi ultimi capitoli: Nasuto, che costituisce il primo ricordo di Fitz ad inizio romanzo, è il destinatario del suo ultimo pensiero alla fine; con lui si risolve il nodo della crescita di Fitz, salvato non in quanto assassino ma in nome del cucciolo che una volta era, in un momento in cui Burrich è fuori combattimento e i suoi protettori di sempre – Sagace, Pazienza e Umbra, tutti conosciuti dopo l’uscita di scena del cane – non possono aiutarlo.
Fitz ritrova Nasuto per perderlo subito. Non avrà più la possibilità di sdebitarsi per quell’ultimo gesto, né sarà capace di dimenticare il dolore che la morte del cane gli comporta. L’unica cosa che può fare è accettare la chiusura di un ciclo della propria vita, facendo tesoro di quello che è stato prima di essere trasformato in un assassino e trovando il coraggio di recuperare la parte luminosa del suo io, svilita dalla cieca obbedienza, dalle privazioni dell’Arte e dagli assassini commessi.

Il brano è bellissimo tutto, ma quest'ultima parte... diamine come hai saputo rendere bene il senso di circolarità, Marco! Ti devo ringraziare non solo per aver regalato al nostro sito una perla del genere, ma soprattutto per avermi fatto riflettere su tanti aspetti e significati simbolici del rapporto Nasuto-Fitz che avevo colto solo superficialmente.

Credimi, se fossi capace di tradurlo in modo decente lo manderei alla Hobb: avendo visto quanto la entusiasma leggere commenti così approfonditi sulle sue storie, non dubitare che lo adorerebbe. **


RE: Nasuto: riflessioni sparse - Ambra - 25-06-2009

Complimenti davvero Marco, un'ottima riflessione sul legame - meraviglioso - tra Fitz e Nasuto. InchinInchinInchin


RE: Nasuto: riflessioni sparse - Tintaglia - 25-06-2009

Davvero una splendida analisi, complimenti!


RE: Nasuto: riflessioni sparse - Beloved - 25-06-2009

Carissimo confratello, ho postato il mio commento nell'altro luogoSmile

E se un, po' alla volta, lo traducessimo davvero per la Hobb?!
Ci farebbe fare un figurone...


RE: Nasuto: riflessioni sparse - Fitz's Lover - 26-06-2009

Hai veramente scritto delle cose bellissime .!!! Io non riesco ad essere cosi' lucida e ad esprimere cio' che penso in maniera razionale e allo stesso tempo cosi passionale.
Ma sono felicissima che qualcuno riesca a dire cose con le quali concordo pienamente e in maniera cosi' esaustiva
Grazie Chade!!


RE: Nasuto: riflessioni sparse - Umbra - 26-06-2009

Siete troppo buoni, davvero un pubblico per cui è piacevole buttare giù qualche riga Inchin Inchin Inchin

Mi impegno per il futuro di fare sempre meglio Occhiolino


marco


RE: Nasuto: riflessioni sparse - Nighteyes - 22-10-2009

bellissimo! analisi perfetta!! Clap Clap