Il risveglio dell'assassino - Fool's Errand - The Fool - 20-06-2011
Visto che tanti di noi sono impegnati proprio in questo periodo con la terza trilogia — e altri ancora sono prossimi a leggerla — mi sembra doveroso dedicare ai primi due volumi altrettanti topic (dell'ultimo libro, invece, ne parliamo ovunque e continuamente ^^). Comincio a dire qualcosa io, sperando che anche altri vogliano unirsi alla discussione.
Il risveglio dell'assassino — in lingua originale Fool's Errand, un arguto gioco di parole — è il romanzo che ci restituisce Fitz dopo 15 anni. Lo fa in modo semplice e terribilmente efficace: mi bastò leggere l'incipit per essere già ricatturata, ancora una volta, nella storia... come se quel visitatore misterioso avesse riportato "il vasto mondo sulla soglia" anche per me. Ed è significativo il fatto che quelle stesse pagine siano nate in modo del tutto spontaneo, come racconta Robin:
Citazione:“I was midway through writing Ship of Magic when I realized that I was having a problem. I’d firmly and publicly declared that Assassin’s Quest was the end of Fitz’s tale. I was happy with how I’d ended it. So why couldn’t I get his voice out of my head? I caught myself writing email in Fitz’s voice and even reminder notes to myself. I finally decided that the best way to clear him out of my mind was to write one more chapter in his story, not for publication, just for myself, that would show me how peaceful and even boring his life had become. Forty pages later, I knew I was in trouble! The hardest part of it was setting those pages aside while I finished with Malta and Reyn and Althea and Brashen in the Liveship Traders. Then those forty pages, virtually untouched, became the first chapter in Fool’s Errand, book one of The Tawny Man Trilogy.”
–Robin Hobb, June 2010
(su BM trovate una traduzione).
Insomma, Fitz doveva tornare. E con lui...
...il Matto, Umbra, Kettricken... tutta Castelcervo. Soprattutto, doveva tornare Occhi-di-notte.
Il lupo è a dir poco magnifico. Vedere di nuovo riuniti lui, Fitz e il Matto — "We are whole" ("Siamo completi") sentenzierà lo stesso OdN — è un'emozione grandissima, anzi meravigliosa, ma la figura di Occhi-di-notte giganteggia persino sugli altri due: il lupo è saggezza, dignità, coraggio, forza... non fisica, no, ma quella ben più grande di saper accettare il proprio destino.
Rispetto chi trova da ridire sul finale del capitolo 26, ma davvero non riesco a condividere. Per me è perfetto, e tanto vero da risultare sconvolgente.
Quoto da Umbra:
Citazione:io credo che la scena sia stata gestita molto male: come mi ha detto una persona, non si era praticamente accorta di quello che era successo.
Ebbene, non se n'era accorto neppure Fitz. Sta proprio qui il realismo della narrazione.
Fitz, sospeso tra sogno e realtà, non riesce a comprendere quel che sta davvero accadendo e lì per lì non riesce a dare il giusto significato alle ultime parole di Nighteyes. Realizza solo nel momento in cui si sveglia completamente, e con la presa di coscienza arrivano il senso di perdita, l'incredulità e il dolore. È la forza e la coerenza dell'Io Narrante, tutt'altro che una scena gestita male. In quelle pagine sono riassunti i tanti laceranti distacchi vissuti da Robin, e ognuno di noi vi può ritrovare i propri: so cosa si prova in momenti del genere, so con quale sconcertante semplicità succede tutto, e posso dire che è lì, nero su bianco, come lo ha descritto lei.
Nighteyes non aveva bisogno di una scena lirica; meritava una scena vera.
Grazie per averla scritta così, Robin.
RE: Il risveglio dell'assassino - Fool's Errand - Assassin - 20-06-2011
(20-06-2011, 01:00)The Fool Ha scritto: Rispetto chi trova da ridire sul finale del capitolo 26, ma davvero non riesco a condividere. Per me è perfetto, e tanto vero da risultare sconvolgente.
Quoto da Umbra:
Citazione:io credo che la scena sia stata gestita molto male: come mi ha detto una persona, non si era praticamente accorta di quello che era successo.
Ebbene, non se n'era accorto neppure Fitz. Sta proprio qui il realismo della narrazione.
Fitz, sospeso tra sogno e realtà, non riesce a comprendere quel che sta davvero accadendo e lì per lì non riesce a dare il giusto significato alle ultime parole di Nighteyes. Realizza solo nel momento in cui si sveglia completamente, e con la presa di coscienza arrivano il senso di perdita, l'incredulità e il dolore. È la forza e la coerenza dell'Io Narrante, tutt'altro che una scena gestita male. In quelle pagine sono riassunti i tanti laceranti distacchi vissuti da Robin, e ognuno di noi vi può ritrovare i propri: so cosa si prova in momenti del genere, so con quale sconcertante semplicità succede tutto, e posso dire che è lì, nero su bianco, come lo ha descritto lei.
Nighteyes non aveva bisogno di una scena lirica; meritava una scena vera.
Grazie per averla scritta così, Robin.
Sono sicura che non saprei dirlo meglio di quanto non l'abbia scritto giù tu.
Ricordo mentre leggevo
di aver sentito tutto ciò di cui stava parlando Fitz: l'aria fresca mattutina, la fatica di doversi alzare per andare a cacciare , ogni cosa. Lo sentivo assolutamente vero, e finché Fitz non si è svegliato sentendo che il legame si sfaldava (com'era? come le cuciture di una maglia? non ricordo bene la metafora, ora purtroppo non ho il libro sotto mano), neanch'io ho realizzato. Mi è venuto il dubbio giusto il rigo prima quando Occhi-Di-Notte dice "Aspettarti? Ma se ho sempre dovuto aprirti la strada." o una cosa del genere, poi quando torno a casa magari riprendo il libro a modo.
Ho sentito lo stesso vuoto. E ho pianto, ho pianto moltissimo. Ed è molto molto raro che io pianga con un libro.
Credo che il capitolo 26 sia una delle pagine più belle mai scritte dalla Hobb.
RE: Il risveglio dell'assassino - Fool's Errand - Tintaglia - 20-06-2011
(20-06-2011, 01:00)The Fool Ha scritto: Visto che tanti di noi sono impegnati proprio in questo periodo con la terza trilogia — e altri ancora sono prossimi a leggerla — mi sembra doveroso dedicare ai primi due volumi altrettanti topic (dell'ultimo libro, invece, ne parliamo ovunque e continuamente ^^). Comincio a dire qualcosa io, sperando che anche altri vogliano unirsi alla discussione.
Il risveglio dell'assassino — in lingua originale Fool's Errand, un arguto gioco di parole — è il romanzo che ci restituisce Fitz dopo 15 anni. Lo fa in modo semplice e terribilmente efficace: mi bastò leggere l'incipit per essere già ricatturata, ancora una volta, nella storia... come se quel visitatore misterioso avesse riportato "il vasto mondo sulla soglia" anche per me. Ed è significativo il fatto che quelle stesse pagine siano nate in modo del tutto spontaneo, come racconta Robin:
Citazione:“I was midway through writing Ship of Magic when I realized that I was having a problem. I’d firmly and publicly declared that Assassin’s Quest was the end of Fitz’s tale. I was happy with how I’d ended it. So why couldn’t I get his voice out of my head? I caught myself writing email in Fitz’s voice and even reminder notes to myself. I finally decided that the best way to clear him out of my mind was to write one more chapter in his story, not for publication, just for myself, that would show me how peaceful and even boring his life had become. Forty pages later, I knew I was in trouble! The hardest part of it was setting those pages aside while I finished with Malta and Reyn and Althea and Brashen in the Liveship Traders. Then those forty pages, virtually untouched, became the first chapter in Fool’s Errand, book one of The Tawny Man Trilogy.”
–Robin Hobb, June 2010
(su BM trovate una traduzione).
Insomma, Fitz doveva tornare. E con lui...
...il Matto, Umbra, Kettricken... tutta Castelcervo. Soprattutto, doveva tornare Occhi-di-notte.
Il lupo è a dir poco magnifico. Vedere di nuovo riuniti lui, Fitz e il Matto — "We are whole" ("Siamo completi") sentenzierà lo stesso OdN — è un'emozione grandissima, anzi meravigliosa, ma la figura di Occhi-di-notte giganteggia persino sugli altri due: il lupo è saggezza, dignità, coraggio, forza... non fisica, no, ma quella ben più grande di saper accettare il proprio destino.
Rispetto chi trova da ridire sul finale del capitolo 26, ma davvero non riesco a condividere. Per me è perfetto, e tanto vero da risultare sconvolgente.
Quoto da Umbra:
Citazione:io credo che la scena sia stata gestita molto male: come mi ha detto una persona, non si era praticamente accorta di quello che era successo.
Ebbene, non se n'era accorto neppure Fitz. Sta proprio qui il realismo della narrazione.
Fitz, sospeso tra sogno e realtà, non riesce a comprendere quel che sta davvero accadendo e lì per lì non riesce a dare il giusto significato alle ultime parole di Nighteyes. Realizza solo nel momento in cui si sveglia completamente, e con la presa di coscienza arrivano il senso di perdita, l'incredulità e il dolore. È la forza e la coerenza dell'Io Narrante, tutt'altro che una scena gestita male. In quelle pagine sono riassunti i tanti laceranti distacchi vissuti da Robin, e ognuno di noi vi può ritrovare i propri: so cosa si prova in momenti del genere, so con quale sconcertante semplicità succede tutto, e posso dire che è lì, nero su bianco, come lo ha descritto lei.
Nighteyes non aveva bisogno di una scena lirica; meritava una scena vera.
Grazie per averla scritta così, Robin.
*STANDING OVATION*
RE: Il risveglio dell'assassino - Fool's Errand - Umbra - 20-06-2011
Tanto per giocare a far il bastian contrario...
IMHO.
IL RISVEGLIO è molto bello, soprattutto per come ci restituisce Fitz dopo tanti anni, lui è molti altri personaggi mitici. L'ho amato, l'ho divorato due volte, mi ha fatto esultare in molte situazioni, ma con questo non vuol dire che sono cieco di fronte ad alcuni suoi limiti (soprattutto se paragonato a quel capolavoro de LA FURIA e a quel terribile ma splendido romanzo che è IL DESTINO).
Due parole sole su una cosa specifica:
Personalmente trovo la morte di OdN mal gestita, per due motivi: 1) non ha funzionalità nella trama, ma serve solo a rispodere al quesito di Robin 'come faccio a libermi del lupo?' (come ho già detto altrove, Robin disfa in questa trilogia tutto ciò che ha fatto nei Lungavista). 2) non c'è pathos: la morte di è mille volte più commovente: non dico epica - perchè Robin di solito rifugge il registro più alto - ma mette i brividi, ti entra nella pelle, mi ha fatto piangere... qui, invece, nella concitazione del momento è quasi priva senso, il lettore non riesce ad appuntare bene la propria attenzione... E dire che Robin sa uccidere bene i suoi personaggi (altro esempio è , altri esempi si possono fare ma il rischio spoiler è altissimo). Non volete che vi citi il primo Brooks? Un altro maestro delle scene drammatiche, Guy Gavriel Kay, avrebbe fatto un pezzo che mi avrebbe lacerato il cuore...
IMHO, Robin qui fa cilecca, come mi pare di aver detto subito in primo commento alla Matta in un vecchissimo MP...
marco
RE: Il risveglio dell'assassino - Fool's Errand - Umbra - 20-06-2011
(20-06-2011, 01:00)The Fool Ha scritto: Ebbene, non se n'era accorto neppure Fitz. Sta proprio qui il realismo della narrazione.
Fitz, sospeso tra sogno e realtà, non riesce a comprendere quel che sta davvero accadendo e lì per lì non riesce a dare il giusto significato alle ultime parole di Nighteyes. Realizza solo nel momento in cui si sveglia completamente, e con la presa di coscienza arrivano il senso di perdita, l'incredulità e il dolore. È la forza e la coerenza dell'Io Narrante, tutt'altro che una scena gestita male. In quelle pagine sono riassunti i tanti laceranti distacchi vissuti da Robin, e ognuno di noi vi può ritrovare i propri: so cosa si prova in momenti del genere, so con quale sconcertante semplicità succede tutto, e posso dire che è lì, nero su bianco, come lo ha descritto lei.
Nighteyes non aveva bisogno di una scena lirica; meritava una scena vera.
Grazie per averla scritta così, Robin.
Riposto perchè il mio cervello malfunzionante ha dovuto riflettere.
Nessuno mette in dubbio il realismo della scena, solo non dimentichiamo che è l'autrice a decidere COSA accade... e per me non è una scelta adeguata in quel momento, e le modalità di narrazione sono deludenti (il fatto che queste dipendano dal momento, non fa venir meno la responsabilità dell'autrice). Sarebbe come se io dicessi: "Il romanzo X è piatto e narrato in uno stile monocorde" e tu mi rispondessi "E' il realismo splendido dell'autrice: il protagonista-voce narrante è un tipo noioso, anche il racconto doveva esserlo per forza".
marco
RE: Il risveglio dell'assassino - Fool's Errand - The Fool - 20-06-2011
Perdonate se uso tanti tag spoiler.
(20-06-2011, 14:37)Umbra Ha scritto: Personalmente trovo la morte di OdN mal gestita, per due motivi: 1) non ha funzionalità nella trama, ma serve solo a rispodere al quesito di Robin 'come faccio a libermi del lupo?'
Funzionalità nella trama?!? Robin è coerente, non ricerca la spettacolarità e soprattutto è fedele ai suoi personaggi, nel bene e nel male: Occhi-di-notte doveva morire perché era arrivato alla fine della sua vita, tanto più che fino a quel momento non si era risparmiato — pur così vecchio e stanco — per il bene del branco. Farlo sopravvivere sarebbe stato innaturale, altro che funzionalità della trama.
E doveva morire così, con semplicità, scivolando via in silenzio; i lupi non amano i fronzoli, tantomeno quelli letterari.
Citazione:per me non è una scelta adeguata in quel momento, e le modalità di narrazione sono deludenti (il fatto che queste dipendano dal momento, non fa venir meno la responsabilità dell'autrice). Sarebbe come se io dicessi: "Il romanzo X è piatto e narrato in uno stile monocorde" e tu mi rispondessi "E' il realismo splendido dell'autrice: il protagonista-voce narrante è un tipo noioso, anche il racconto doveva esserlo per forza".
Questa non l'ho capita. Io non ho cercato di giustificare un ipotetico stile piatto e monocorde con l'uso dell'Io Narrante; la prima persona narrativa spiega invece la realizzazione graduale dei fatti da parte di alcuni lettori, completamente calati nella prospettiva di Fitz.
Veniamo alla presunta mancanza di pathos. Tu trovi quelle pagine deludenti, io e moltissimi altri le troviamo indimenticabili. Sarà una semplice questione di gusti, o forse sarà la diversità di esperienze; in fondo, però, non dovrebbe sorprendere più di tanto...
... non hai mai compreso veramente Nighteyes, ed è normale che tu non abbia compreso neanche il modo in cui Robin lo ha lasciato andare.
PS: Casomai, non mi è piaciuto il modo in cui Fitz elabora successivamente quel che avviene nel cap. 26, ma qui sconfiniamo nei volumi successivi. ^^
RE: Il risveglio dell'assassino - Fool's Errand - Tintaglia - 20-06-2011
(20-06-2011, 14:37)Umbra Ha scritto:
Personalmente trovo la morte di OdN mal gestita, per due motivi: 1) non ha funzionalità nella trama, ma serve solo a rispodere al quesito di Robin 'come faccio a libermi del lupo?'
...scusa, ma trovare il modo di liberarsi di un canide di quindici anni non è un gran problema. E' al limite della vitalità per un grande cane, appunto; in genere vivono di meno. Il problema ci sarebbe stato se avesse avuto cinque anni, non quindici; e il puro capolavoro viene raggiunto nel rendere, in tutto il romanzo, un Nighteyes anziano, con gli acciacchi dell'anziano, e umanizzato dal contatto continuo con il Fratello.
Muore di morte naturale, dopo aver svolto appieno il suo ultimo compito. Cosa c'è di "non funzionale"?
RE: Il risveglio dell'assassino - Fool's Errand - Cloudly - 20-06-2011
Dopo averci dormito su (e lavorato e fatto un giro in bici) sono arrivato qui e al solo pensiero mi si sono inumiditi gli occhi...
Citazione:io credo che la scena sia stata gestita molto male: come mi ha detto una persona, non si era praticamente accorta di quello che era successo.
Sinceramente era da più pagine che si sapeva che sarebbe successo (il continuo riferirsi agli acciacchi, l'età stessa di OdN...). Io ho immaginato che fosse arrivato il momento quando OdN dice che è talmente stanco che neppure dormire gli servirebbe. Poi la bellezza della mattina di sole dopo una giornata di pioggia, tutti gli odori che condividono mi ha fatto sperare di no, poi di nuovo «Tempo di cambiare, Cambiamento» mi ha messo sul chi vive, al «Buona caccia. Ora vado, Fratello» Mi ha preparato all'ultimo saluto che trovo bellissimo, anche se potrebbe non essere teatrale: «Aspettarti? Figuriamoci. Ho sempre dovuto correre avanti e mostrarti la via.»
E poi OdN che si allontana, il dissolversi del legame che non è un estinzione ma un allargamento, non chiusura ma apertura. Ed infine il buio umido di una grotta e la pioggia fredda di fuori.
Ah, si. Mal gestita...
Io credo invece che una funzione nella trama c'è, anche se leggera leggera (a parte l'ovvietà della vecchiaia del Lupo) Fitz e Devoto si trovano nello stesso momento a dover condividere la morte del loro animale dello spirito. Ovviamente non c'è paragone tra il legame tra Devoto e la Gatta e quello di Fitz con OdN, ma li accomuna lo stesso... forse col Lupo la Fitz non si sarebbe "legato" al principe allo stesso modo.
E poi , ovviamente, c'è quello che diceva Barbara all'inizio
In quelle pagine sono riassunti i tanti laceranti distacchi vissuti da Robin, e ognuno di noi vi può ritrovare i propri: so cosa si prova in momenti del genere, so con quale sconcertante semplicità succede tutto, e posso dire che è lì, nero su bianco, come lo ha descritto lei.
Nighteyes non aveva bisogno di una scena lirica; meritava una scena vera.
RE: Il risveglio dell'assassino - Fool's Errand - Umbra - 20-06-2011
Questo lo trovo fondamentalmente giusto:
(20-06-2011, 15:35)The Fool Ha scritto: Veniamo alla presunta mancanza di pathos. Tu trovi quelle pagine deludenti, io e moltissimi altri le troviamo indimenticabili. Sarà una semplice questione di gusti, o forse sarà la diversità di esperienze; in fondo, però, non dovrebbe sorprendere più di tanto...
... non hai mai compreso veramente Nighteyes, ed è normale che tu non abbia compreso neanche il modo in cui Robin lo ha lasciato andare.
PS: Casomai, non mi è piaciuto il modo in cui Fitz elabora successivamente quel che avviene nel cap. 26, ma qui sconfiniamo nei volumi successivi. ^^
Certo, il participio 'compreso' poteva essere sostituito con 'amato', ma il succo è che ovviamente ognuno di noi legge le vicende come crede, anche in virtù delle proprie esperienze (cito a memoria Robin: siamo la somma di quello che abbiamo fatto e di quello che altri hanno fatto a noi)
Io so che c'è una finalità nella vicenda, disfare quanto fatto fino ad allora alla luce della soluzione del romanzo (e non dico di più per non spoilerare), una posizione legittimissima (anche perchè le riesce alla grande). Solo che mi ha lasciato totalmente freddo il come, relativamente al solo passaggio del capitolo 26 di FE.
@Tintaglia:
è un problema, visto che i lettori si sono così tanto affezionati. Avrebbe ad esempio potuto porre le vicende 20 anni dopo quelle di VA, e allora addio OdN del tutto. Invece ha scelto di farlo scendere ancora in campo, ha scritto un'ottima parte per lui MA per me l'ha buttato poi via alla prima occasione. E non ditemi che sono io che non lo sopporto, sarei dovuto essere solo felice della sua dipartita
(20-06-2011, 15:35)The Fool Ha scritto: Questa non l'ho capita. Io non ho cercato di giustificare un ipotetico stile piatto e monocorde con l'uso dell'Io Narrante; la prima persona narrativa spiega invece la realizzazione graduale dei fatti da parte di alcuni lettori, completamente calati nella prospettiva di Fitz.
Intendo dire che il fatto che sia coerente col punto di vista (dicevi prima 'verosimile'), non implica che sia fatto bene.
Sarà che io leggo le vicende legate ai due romanzi successivi - e nutro le stesse perplessità del PS della Matta - ma con me (e magari solo con me, ma io di questo devo parlare), Robin qui ha fatto parzialmente cilecca.
Poi sul perchè - magari sono una persona terribile e incompetente - possiamo parlarne ore.
marco
RE: Il risveglio dell'assassino - Fool's Errand - The Fool - 20-06-2011
(20-06-2011, 21:09)Umbra Ha scritto: (20-06-2011, 15:35)The Fool Ha scritto: Questa non l'ho capita. Io non ho cercato di giustificare un ipotetico stile piatto e monocorde con l'uso dell'Io Narrante; la prima persona narrativa spiega invece la realizzazione graduale dei fatti da parte di alcuni lettori, completamente calati nella prospettiva di Fitz.
Intendo dire che il fatto che sia coerente col punto di vista (dicevi prima 'verosimile'), non implica che sia fatto bene.
Non ci stiamo capendo, temo, oppure c'è improprietà di linguaggio. Se un autore riesce a far calare i lettori nei suoi personaggi, e tanto a fondo da far prendere coscienza dei fatti insieme a loro (ancor più se c'è l'io narrante), allora quella è un'operazione fatta bene; può risultare fredda, addirittura insipida, ma tecnicamente parlando è esattamente quello l'effetto che doveva e voleva ottenere Robin.
(20-06-2011, 20:53)Cloudly Ha scritto: Sinceramente era da più pagine che si sapeva che sarebbe successo (il continuo riferirsi agli acciacchi, l'età stessa di OdN...). Io ho immaginato che fosse arrivato il momento quando OdN dice che è talmente stanco che neppure dormire gli servirebbe. Poi la bellezza della mattina di sole dopo una giornata di pioggia, tutti gli odori che condividono mi ha fatto sperare di no, poi di nuovo «Tempo di cambiare, Cambiamento» mi ha messo sul chi vive, al «Buona caccia. Ora vado, Fratello» Mi ha preparato all'ultimo saluto che trovo bellissimo, anche se potrebbe non essere teatrale: «Aspettarti? Figuriamoci. Ho sempre dovuto correre avanti e mostrarti la via.»
E poi OdN che si allontana, il dissolversi del legame che non è un estinzione ma un allargamento, non chiusura ma apertura. Ed infine il buio umido di una grotta e la pioggia fredda di fuori.
Bellissimo. Semplicemente bellissimo.
Anch'io avevo avuto il campanello d'allarme e capito molto presto come si sarebbe conclusa la scena. Ho sperato contro ogni logica che andasse a finire in modo diverso, ma in fondo è stato giusto così. Robin ce lo mostra ancora una volta pronto alla caccia, energico, glorioso. E ci regala un'ultima punta della sua straordinaria ironia. Non avrei saputo immaginare un tributo migliore di questo.
(20-06-2011, 20:53)Cloudly Ha scritto: Io credo invece che una funzione nella trama c'è, anche se leggera leggera (a parte l'ovvietà della vecchiaia del Lupo) Fitz e Devoto si trovano nello stesso momento a dover condividere la morte del loro animale dello spirito. Ovviamente non c'è paragone tra il legame tra Devoto e la Gatta e quello di Fitz con OdN, ma li accomuna lo stesso... forse col Lupo la Fitz non si sarebbe "legato" al principe allo stesso modo.
Hai ragione, l'esperienza che li accomuna contribuisce in modo determinante al loro avvicinamento.
(20-06-2011, 21:09)Umbra Ha scritto:
Avrebbe ad esempio potuto porre le vicende 20 anni dopo quelle di VA, e allora addio OdN del tutto. Invece ha scelto di farlo scendere ancora in campo, ha scritto un'ottima parte per lui MA per me l'ha buttato poi via alla prima occasione.
Ehi, non scherziamo! Se avesse — per assurdo — ambientato la vicenda in tempi successivi, allora da lettrice mi sarei persa
lo splendido esempio di saggezza e dignità e coraggio che OdN incarna in questo romanzo, ancor più che nei precedenti; a Robin non l'avrei mai perdonato!
(20-06-2011, 21:09)Umbra Ha scritto: (20-06-2011, 15:35)The Fool Ha scritto:
... non hai mai compreso veramente Nighteyes, ed è normale che tu non abbia compreso neanche il modo in cui Robin lo ha lasciato andare.
Certo, il participio 'compreso' poteva essere sostituito con 'amato' [...]
Temo di no perché se lo avessi davvero compreso, allora non potresti evitare di amarlo.
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