Nicholas Eames - Kings of the Wyld
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08-10-2017, 20:00,
Messaggio: #1
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Nicholas Eames - Kings of the Wyld
Un mesetto fa ho letto, su FB, la recensione entusiasta di un romanzo mai sentito prima, Kings of the Wyld di Nicholas Eames. La recensione era a firma della scrittrice Aislinn, mi sono incuriosito e ho cercato il romanzo. L'ho appena finito, mi è piaciuto molto e lo recensisco qui giù. 4.5/5
Kings of the Wyld è un fantasy che racconta una storia semplice: una banda di famosissimi mercenari cacciatori di mostri, dopo vent'anni di inattività , si rimette insieme per un'ultima grande avventura. Sono una leggenda, ma giovani bande cercano di trovare vie più facili alla gloria. E, soprattutto, sono dannatamente invecchiati. Questo è il presupposto di uno degli esordi più freschi e originali della letteratura fantasy degli ultimi anni. L'orginalità sta nell'idea di fondo - perché, grazie a Dio, qualcuno ha ancora idee: trattare le 'compagnie' protagoniste di tanti romanzi fantasy come rockstar che decidono di tornare insieme per un ultimo tour trionfale dopo avere fatto la storia della musica. La freschezza sta nel non prendere nulla troppo sul serio, in un'ironia riuscitissima e mai invadente, che riesce a colorare di umanità un ottimo romanzo. L'autore si diverte, è chiaro, a giocare con la scrittura. E allora sul suo sito potete trovare le canzoni da ascoltare ad ogni capitolo, le armi sono metafore di strumenti musicali, c'è pure un personaggio molto secondario che si chiama Neil the Young. Soprattutto, c'è la continua presa in giro degli stereotipi del genere fantasy: da decenni ci dicono, e ci diciamo, che un romanzo fantasy deve avere poca magia e pochi mostri; prendendo ad esempi come Kay, ci ripetiamo che un romanzo benché fantasy debba insegnare qualcosa sul nostro mondo. Eames, al contrario, pur ammettendo di avere desiderato di fare lo scrittore proprio dopo avere letto Kay, non si prende sul serio su questo punto: anzi, non riesco a immaginare un mostro dell'immaginario fantastico che non sia presente nel suo romanzo, che trabocca di magia e non si disturba a spiegare alcunché. Anzi, miracolosamente, l'autore riesce a rendere credibili un villain con aspetto umanoide e le orecchie da coniglio. L'aspetto ironico è sicuramente quello preponderante, insieme al passo veloce che non si cura di mettere in scena plot twist poco credibili. Ad ogni modo, l'autore è anche molto attento ai sentimenti dei protagonisti. In generale, l'aspetto meno maturo dell'opera è proprio quello di essere un'opera 'positiva': ancora una volta, ci siamo abituati a considerare - e giustamente! - capolavori i romanzi di chi ci fa stare malissimo, come la Hobb, Kay, Abraham, o di chi vede il mondo con cinismo disperato, stile Abercrombie. Eames, invece, ha il coraggio di mettere in scena una storia che vive anche di buoni sentimenti, che non nasconde le brutture del mondo, anzi, le fa vivere ai suoi personaggi, ma che riesce a non disperare l'autore e il lettore. Sui personaggi, indubbiamente la parte principale è quella dei membri della banda, tutti molto ben delineati tranne forse uno. Ho adorato Moog, considero Ganelon un grande, e avrei seguito Gabe fino all'inferno; ciononostante, il migliore è Clay, il personaggio attraverso il cui semplice e dolente sguardo vediamo le vicende del romanzo, l'uomo che prova i sentimenti autentici e l'ironia sincera che mi hanno appassionato. Sulle influenze di altri autori, Eames ha dichiarato di ispirarsi a Lynch e Abercrombie, e di avere Kay come maestro assoluto (benché i due scrivano in maniera totalmente diversa). In Eames mancano, però, il cinismo di Abercrombie (vi è la sua ironia, quella sì) e la depressione di Lynch. Mi sembra di vedervi un po' di Sullivan, ma più bravo. Non mi sorprende leggere in copertina le lodi di K.J. Parker, simile quanto a ironia. Ad ogni modo, probabilmente, Eames è una voce così autentica da rendere difficile la ricerca di 'fonti'. In conclusione, un romanzo molto bello, costruito su idee originali, la cui trama di dipana forse in una maniera un po' ingenua, ma che si fa divorare grazie al passo veloce e all'ironia dell'autore, quest'ultima in grado di rivelare una qualità di scrittura molto elevata e sempre adeguata al contesto. Un'ultima notazione riguardo all'autore: la sua storia è quella di un ragazzo che faceva il cameriere e scriveva nel tempo libero inseguendo un sogno piantatogli in testa da Kay. Una sera, nel ristorante dove lavorava entra Sebastian de Castell, mediocre autore di immeritata fama che, di fronte alla richiesta di un autografo, scambia due parole col ragazzo e decide di presentarli il proprio agente. Da lì, questo romanzo autoconclusivo che avrà un seguito già in cantiere (con personaggi del tutto diversi). Mi farebbe piacere che voi leggeste questo romanzo. In particolare credo che potrebbe piacere a Coligne e Mercor. Sono curioso di sapere che ne pensa Dandelion. E perché non piacerà a Tintaglia. In generale, consiglio la lettura (senza minimamente essere certo che vi piacerà ) a tutti voi, sperando di poterlo commentare qui sotto. Potete trovare qui il sito dell'autore con la colonna sonora consigliata: https://nicholaseames.com/ Qui la recensione di Luca Tarenzi: http://shamanshut.blogspot.co.uk/2017/08...uerra.html Qui le info sull'uscita italiana a febbraio per la Nord: https://www.libreriauniversitaria.it/gue...8842930617 marco La vita è così grande / che quando sarai sul punto di morire / pianterai un ulivo / convinto ancora di vederlo fiorire.
Roberto Vecchioni - Sogna, ragazzo, sogna
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