Il Mago della Foresta (Forest Mage)
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17-11-2019, 23:10,
Messaggio: #63
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RE: Il Mago della Foresta (Forest Mage)
Finalmente, dopo DUE MESI, ho finito il secondo libro della trilogiaÂ
In genere, anche i volumi di 900 pagine della Hobb riesco a divorarli in una settimana, ma con questo titolo è stato un calvario. Sapevo che ci avrei messo più tempo visto che, per proteggermi dalla gastrite, ho deciso di leggerlo in inglese (non ho grossi problemi di comprensione ma mi stanco più facilmente), ma non pensavo di trascinarmelo così a lungo. Ho riletto i vostri commenti precedenti e mi trovo piuttosto d'accordo con chi sostiene che il libro doveva durare qualche centinaio di pagine in meno. L'evoluzione della storia non ha niente che non va in sé, ma è tutto TROPPO ripetitivo e perché qualcosa si muova bisogna sempre che si tocchi il fondo. Vado con ordine e scusate la lungaggine e la sconclusionatezza, ma mi devo sfogare [FACCIO SPOILER!] La prima parte a casa Burvelle mi aveva anche incuriosita perché volevo conoscere meglio la sua famiglia e Robin riesce molto bene a trasmettere l'imbarazzo e la vergogna del protagonista. Se da una parte è vero che l'atteggiamento degli altri può sembrare esagerato (soprattutto perché è un figlio scampato da poco alla peste!) dall'altra però secondo me rende bene la mentalità di chi giudica le persone sovrappeso attribuendo loro tutta la colpa, senza riflettere che ci sono cause spesso incontrollabili o più profonde dietro. Questo è uno dei pochissimi aspetti per cui Nevare riesce a suscitarmi qualcosa, perché per il resto per me il difetto più grosso della serie è proprio lui. In realtà , il fatto che sia un uomo medio e figlio della sua cultura è uno spunto interessante, ma allo stesso tempo avrebbe già dovuto allontanarsi da questa posizione già alla fine del primo romanzo, se non di tanto, almeno un po'. Invece no, lui continua a incaponirsi fino alla fine con il voler essere un buon soldato gerniano, nonostante tutto. Se da una parte questa sua caparbietà può anche essere lodevole e credibile, perché è il suo modo di opporsi a forze che lo vogliono controllare annullandone la personalità , mi chiedo quanto in realtà lui non sia già vittima di una forza a lui "superiore" e anonima, ovvero la sua società e quindi non stia esprimendo un suo modo di essere...? Nevare è un po' un "everyman" che cerca di affermare la propria volontà in un mondo di forze sovrumane e divinità , non più "bene e male" contrapposti ma due culture, con i loro vizi e le loro virtù. Spero però che nel terzo libro si faccia influenzare sempre di più da Epiny (il mio personaggio preferito al momento) sviluppando un modo di pensare che sia davvero suo. Immagino che ora che è andato nella foresta, avrà modo di toccare con mano anche l'altra faccia della medaglia (e non solo le tette di Olikea ;P). E' un uomo medio che dalla sua ha solo la buona volontà di non voler danneggiare gli altri (anche scegliendo per loro), ma per il resto non spicca per altro. Anche le sue doti da ingegnere vengono messe da parte (poteva usare quelle per far carriera, invece di fare il tombarolo? Anche se a Gettys c'è ben poco da costruire forse). Con lo scontro tra cultur spero si andrà ancora più a fondo nel terzo (ma prima di leggerlo mi prenderò una pausa con qualcosa di più snello). Gli Speck mi piacciono molto a livello visivo. Altra domanda che mi sono posta leggendo è: ma non sarebbe stato meglio scrivere questo libro con un POV multiplo per smuovere le acque? O magari uno doppio: Nevare e il suo doppio Speck. In modo da limitare la sensazione di staticità della parte centrale e avere due punti diversi sulle vicende senza dover moltiplicare i plot. O magari affiancare qualcuno a Nevare, perché lui da solo, come molti di voi hanno già scritto, per me non ce la fa a tenere alta l'attenzione del lettore. Anche grazie a una grave mancanza di senso dell'umorismo sia sua (cosa che potrei capire) sia dei personaggi di contorno. Anche Fitz è spesso pesante, soprattutto se da solo, ma le sue abilità e Occhi-di-Notte riuscivano a smuovere le cose, anche grazie al fatto che i personaggi dei Lungavista sono molto più ironici (è anche vero che non vivono in mezzo alla peste!) e tirano sempre le orecchie a Fitz per il suo modo di fare, dando così a noi lettori la soddisfazione di una ramanzina verso quei lati del suo carattere meno piacevoli. Cosa che nel Figlio soldato fanno solo Epiny e Lisana, ma in modo più blando. Il cast di secondari è più variegato di quello dell'accademia, ma all'accademia Nevare era inserito in una rete sociale consolidata, non era il "Quasimodo del villaggio"come lo è a Gettys, quindi tutte le dinamiche di gruppo sembravano funzionare meglio ed erano più vivaci (mi è mancato un po' anche Gord, lo ammetto!). Idem per Borgomago e le Giungle (anche le giungle a conti fatti è lento come trama lineare, ma lo si percepisce molto meno visto il cast numerosissimo). Certo è vero che i personaggi devono anche dire qualcosa ed è inutile aggiungerne altri per far numero e basta. In questo libro, tra i personaggi secondari, ho apprezzato (a parte Spink) solo quelli femminili. Anche Olikea, pur sembrando insopportabile, l'ho trovata comunque affascinante. Dopotutto deve rappresentare qualcosa di totalmente diverso dai Gerniani, incomprensibile, ma comunque umana nelle sue ambizioni. Penso che la Hobb sia riuscita bene in questo ed è per questo motivo forse che ci risulta un po' insopportabile: Nevare non la capisce mai del tutto e l'"altro" spesso crea disagio quando è troppo distante da noi. O almeno, questa è l'idea che mi sono fatta. Plauso senza se e senza ma a Epiny (e Amzil!) che in due capitoli hanno fatto quello che Nevare doveva fare da metà romanzo: SPACCARE TUTTO è__è9! A proposito dell'inFITZimento di Nevare (adoro questa parola ahah), è vero che hanno molti punti in comune e forse vogliamo più bene a Fitz perché lo conosciamo da più tempo e per più tempo (quindi siamo di parte), ma è anche vero che secondo me Fitz è più passionale e spontaneo nelle sue emozioni, mentre Nevare prova "quello che deve", quando non viene messo da parte dal suo altro Io. Se Fitz sbaglia lo fa perché agisce di pancia, ma almeno agisce. A me per esempio di Nevare il suo atteggiamento verso Amzil e il suo prostituirsi. Dopotutto, anche lui va a prostitute. Cos'è... non ti fanno pena finché non sono tue conoscenti? So che questo modo di pensare è frutto di una certa cultura in cui Nevare è cresciuto, ma comunque mi ha snervato parecchio, anche perché è un ragionamento reiterato. Come avete scritto anche voi, è troppo inquadrato, nonostante tutto quello che gli è successo e le persone che ha incontrato, non si fa ancora domande sul mondo in cui vive. Oltretutto, seppure entrambi siano lenti a mettersi in moto, Fitz lo trovo più comprensibile perché spesso parte da una situazione per lui abbastanza tranquilla e tollerabile ma poi ne viene strappato via e buttato in mezzo a morte e distruzione, mentre Nevare si trova in situazioni orribili ma è come se non volesse uscirne completamente. Anche se è pur vero che non può uscirne, a quanto pare. Dalla sua ha molta buona volontà , cosa lodevole per uno che come lui ha perso tutto, dall'altra è frustrante vedere come il libro temporeggi moltissimo nell'andare dove deve andare. A me sarebbe piaciuto anche esplorare di più l'ambiente circostante, uscendo dalla dicotomia Gettys/Gernia - Foresta/Speck, ma mi rendo conto che avrebbe allungato ulteriormente il libro e forse senza portare a nulla. Peccato. Oltre a perderci dal punto di vista simbolico. In sintesi, penso che le idee del libro siano ottime e alcune davvero originali (tipo avere una magia che ti fa ingrassare), ma al momento non sono state sviluppate in un modo che mi risulti davvero soddisfacente a livello di intrattenimento. Forse sarebbe stata meglio una trilogia di titoli più snelli o una duologia, pur facendo accadere le stesse cose. Penso che non sia in realtà quello che succede a essere un problema (perché i rapporti causa-effetto, l'indecisione di Nevare etc. sono sensatissimi e legittimi), ma è la quantità di pagine a loro dedicata.  L'ambientazione in generale mi piace molto, anche se quella dell'accademia era più immersiva. Altri elementi che ho apprezzato molto sono stati la visita notturna di Carsina (e gli zombini in generale!), il fatto che la magia non sia uno strumento ma una sorta di volontà anonima (in modo tale da ribaltare un po' la situazione rispetto alla serie di Fitz), un antagonista invisibile se vogliamo, diverso dai suoi soliti (che spesso sono anche i suoi personaggi meno riusciti, vedesi soprattutto i tre dell'ultima trilogia di fitz). Non mi sono piaciuti per niente invece la dipartita ingloriosa di Dewara, che invece avrebbe offerto un ulteriore punto di vista culturale, e la morte della famiglia Burvelle perché la scena non mi ha minimamente commossa. Mi sono commossa di più alla separazione dal primo cavallo x'D Lo shock un po' c'è stato ma a livello emotivo sembrava quasi che a Nevare non importasse più di tanto. Non dico che sia un brutto libro, ma al momento tra i titoli della Hobb è quello che ho trovato più frustrante e la lettura mi ha avvinta davvero in pochissimi punti, quindi a conti fanti per quel che mi riguarda è il suo primo "quasi bocciato" e mi dispiace tantissimo  Voglio comunque andare fino in fondo però perché voglio vedere la conclusione della storia (Epiny e Spink tenete duro!!) |
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