I diritti del lettore
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13-02-2010, 18:01,
Messaggio: #9
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RE: I diritti del lettore
(05-02-2010, 15:38)Tintaglia Ha scritto: A volte non leggo per giorni; sopprattutto da quando ho cambiato lavoro mi trovo spesso indisposto alla lettura, ma mi sto riprendendo a forza di bei libri e forse tra un po' potrò tornare a dei ritmi sani tipo almeno un libro al mese, se proprio è grosso! Da sempre quando ci sono troppe descrizioni, se non sono gestite in maniera efficace mi capita di saltare il paragrafo: l'occhio corre lungo le righe a mo' di Reed (chi guarda Criminal Minds capisce) e se neinete mi fa presagire qualcosa d'importante salto il pezzo. Però pagnie intere no. Se sento l'esigenza di saltare pagine intere pittosto metto un segnalibro e ripongo il libro fino a tempo debito. Mi capita a volte di non finire un libro, però non lo abbandono quasi mai del tutto (continuo ad avere fisicamente sul comodino Ship Of Magic nonostante siano passati mesi e libri dall'ultima volta che l'ho letto: un angolo della mia mente l'ha messo in pausa, prima o poi ci riproverò) Non lo faccio tanto spesso come vorrei (troppo da leggere e troppo poco tempo per farlo) ma a volte rileggo, l'ho fatto spesso con Brooks e un paio di volte con Murakami, e pochi altri. Leggo qualsiasi cosa mi venga voglia di leggere. E non mi preoccupo che possa sembrare un libro per ragazzi o cosa. Leggo anche le pubblicità per strada, o i settimanali da donna dal barbiere, se non c'è altro. Una volta leggevo ovunque, ora i posti in cui potrei essere quando leggo sono ridotti al minimo e disolito si possono ricondurre ad un paio: a letto o sulla poltrona in soggiorno. Adoro leggere in treno, ma non lo prendo mai, quindi. Se so che avrò fila mi porto dietro un libro, ma dato che faccio di tutto per evitarlo, di attendere mi capita di rado. Quando sono in libreria spizzico tra le righe dei libri, leggo le prime righe e vedo che impressione mi fa, ma se ho il libro a casa non spizzico, lo apro e lo leggo dall'inizio. Non leggo mai ad alta voce, e lo facevo di rado anche a scuola: l'occhio corre troppo veloce per imporgli il ritmo della bocca, finiva sempre che saltavo qualche parola perchè con la mente ero già arrivato alla fine della frase mentre con la voce ero ancora agli inizi. Il decimo non l'ho capito, a meno che non si riferisca al fatto che non siamo obbligati a commentare un libro o spiegare perchè ci piaccia. O al fatto di non parlare perchè si sta leggendo. Se è così allora si, altrimenti non so cosa dire. Raramente cerco di fare proseliti, ma salterei volentieri alla gola di alcune case editrici (ora nel mirino ho la Fanucci) e forse tirerei qualche colpo benevolo alla spalla di qualche autore quando mi tira qualche tiro mancino. A volte ho cercato di spiegare il mio punto di vista ed il perchè ritenevo errato quello dell'altro, ma proprio azzuffarmi no... Ritengo d'avere il diritto come lettore pagante un oggetto privo da difetti. In qualsiasi oggetto si richiede l'assenza di difetti, su un vestito vogliamo che le cuciture siano ben fatte e che tengano, se prendiamo una macchina vogliamo che la pittura si a apposto e che tutta la parte meccanica sia ben fatta. Perchè allora se un libro ha dei refusi, o viene tradotto malamente non abbiamo il diritto di avere indietro parte dei soldi, che evidentemente non sono giustificati, dato che parte di questi soldi dovrebbero andare a chi corregge e controlla il testo prima di mandarlo in stampa? Esercito il diritto di non tenermi informato sull'ultima novità del momento, ad eccezion fatta per gli autori che mi piacciono: se se ne parla troppo ho paura dell'effeto commerciale (vedi Dan Brawn) che gonfia il successo del libro grazie all'aquisto di esso da parte di chi normalmente non leggerebbe. E poi perchè seguire le masse se, a parte alcuni casi, le masse non seguono me?!? «Aspettarti? Figuriamoci. Ho sempre dovuto correre avanti e mostrarti la via.» «La morte è sempre meno dolorosa e più facile della vita! Dici il vero. Eppure, giorno dopo giorno, non scegliamo la morte. Perchè tutto sommato la morte non è l'opposto della vita, ma l'opposto della scelta. La morte è ciò che rimane quando non c'è più scelta.» |
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