Wizard of the Pigeons
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10-05-2011, 01:27,
Messaggio: #2
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RE: Wizard of the Pigeons
NESSUNO SPOILER
A te non sarà piaciuto, ma pensa che Robin, nell'intervista audio registrata di recente in Australia, indicava proprio Wizard of the Pigeons come la più "cinematografica" delle sue storie, il romanzo che meglio degli altri potrebbe essere trasposto sullo schermo. È anche uno dei titoli Lindholm più apprezzati, avendo ottenuto la candidatura al Locus Poll Award per due anni consecutivi e la vittoria del Prix Imaginales con la traduzione francese. Per chi non sapesse nulla di WotP, è un urban fantasy del 1986 ambientato a Seattle, la città di smeraldo. Il protagonista, Wizard, è un senzatetto dal passato nebuloso e tormentato, ma sono state proprio le difficoltà della vita a temprarlo e ad aprirlo alla magia, come ci viene spiegato al cap.12: Citazione:"Like steel. We got hard on the fire, and wizardry is the cutting edge we put on ourselves. Other guys melt, other guys don't even feel the flames. Not us. We feel the flames and we hurt until we're hard. And we come back and we cool down, and then – wizards!" Il suo particolare dono è quello di riconoscere la realtà delle cose e suo compito è quello di preservare l'equilibrio della città insieme agli altri wizards (Cassie, Rasputin, Euripides). Nella migliore tradizione Lindholm-Hobb, però, la magia ha sempre un prezzo e ciascun guardiano deve sottostare ad alcune regole; a Wizard viene chiesto di aver cura dei piccioni e di ascoltare sempre chiunque voglia confidargli i suoi problemi, usando il dono della verità per dare loro le risposte che cercano. Su queste basi, Megan/Robin imbastisce una storia originale e suggestiva, che dietro la magia invisibile della città nasconde temi spinosi come la miseria, la guerra e la violenza domestica... non è un libro semplice, ma è di certo un libro che vale la pena leggere. Per me WotP è stata l'ennesima dimostrazione della grande versatilità della Signora d'argento, della sua capacità di osservare il mondo e di raccontarne i vari aspetti in modo incisivo e geniale. Ho una sola critica da fare al romanzo e riguarda la parte conclusiva, secondo me un po' troppo confusa: la lingua ci avrà messo del suo, ma penso comunque che il confronto finale potesse essere gestito meglio. Al di là di questo, però, ho trovato la vicenda molto affascinante. Le descrizioni sono magnifiche. I ritmi sono lenti, anzi lentissimi, ma ho adorato ascoltare le storie che la gente e le strade di Seattle raccontavano a Wizard. E il suo modo di adattarsi a ogni situazione sembrava provenire dalla stessa scuola del Matto. C'è tantissimo del Matto anche in Cassie, in tutto ciò che lei dice, specie riguardo al tema amore/bisogno; la sua è una figura appena accennata, volutamente misteriosa, senza tempo, e mi intrigato tantissimo fin dalla prima entrata in scena. E Lynda... sarà anche banale, ma la sua banalità è resa in modo magistrale: il suo atteggiamento, spavaldo a nascondere una profonda fragilità , è drammaticamente vero... purtroppo ho riconosciuto molte donne reali in lei. Insomma, questa volta non concordo con l'Assassino. Lui avrà le sue buone o addirittura ottime ragioni, ma io non posso dir male di un libro che mi ha ancora una volta colmato di ammirazione per l'autrice: la scena del gallo, credetemi, mi aveva catturato a un punto tale da leggerla tutta a bocca aperta. PS: E poi ci sono gatti meravigliosi! Occhi-di-notte Ha scritto: |
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