Le spine del fantasy
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06-01-2012, 11:21,
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Le spine del fantasy
Avevo in mente di iniziare Prince of thorns, di Mark Laurence, una volta finito il piacevole L'ombra del camaleonte di Minette Walters.
Ne ho anche letto il primo capitolo, ma ammetto che, nonostante il coro di recensioni entusiastiche (Tan unica voce fuori dal coro), mi trattiene un pensiero: ossia che questo sia il nuovo trend del fantasy. In breve: la storia dovrebbe essere una ricerca di vendetta per la morte di madre e fratello da parte del giovane protagonista e voce narrante, che presenta l'amena caratteristica di essere uno psicopatico, e di aver messo su una banda di ragazzini (lui ha tredici anni) dedita a massacri, stupri e torture assortite. Ora, dopo Martin si è avuto un nuovo trend nel fantasy, più cupo e realistico, di solito con una componente politica: un altro esponente è Joe Abercrombie, di cui sento dire solo un gran bene (Mercor, Umbra, Tan per ignorare le recensioni online); con toni più soft ('somma, giusto a livello di truculenza, a livello di analisi dei personaggi e realismo delle vicende sono al top) ci metterei anche Abraham e la Hobb. Quello che mi lascia perplessa è: esattamente, quando approfondimento psicologico e quante sfaccettature possono presentarsi assumendo il punto di vista di uno psicopatico? E, soprattutto, c'è la possibilità che inizi una sorta di gioco al rialzo che punti esclusivamente su truculenza e protagonista cattivo-più-del-cattivo? Perchè, onestamente, non me ne farei nulla, e il caro Laurence in primis lo pianterei in asso qui e ora se pensassi che lo spunto è quello: voglio storie e personaggi, per un assortimento di visceri vado dal macellaio. Mi preoccupo troppo? Ho un (anomalo, per me) rigurgito di perbenismo? o è una tendenza reale? E, se sì, si spegnerà come pensa Mercor, o diventerà la corrente da seguire? One does not need the size of a dragon to have the soul of a dragon. Robin Hobb |
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06-01-2012, 12:09,
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RE: Le spine del fantasy
Sara, che discussione interessante, davvero! Però dici tante cose diverse nello stesso momento, e quindi ti devo dare una risposta frammentata.
Io credo banalmente che sia un fatto di moda: per adesso tira questo tipo di romanzi, e gli editori (e gli autori) si regolano di conseguenza. Leggevo tempo fa - non so in quale sito di recensioni - che Sanderson sarebbe ad esempio troppo garbato per i nostri giorni, che vogliono storie sanguinarie. Citazione:Quello che mi lascia perplessa è: esattamente, quando approfondimento psicologico e quante sfaccettature possono presentarsi assumendo il punto di vista di uno psicopatico? Per me può esservi grande approfondimento psicologio in un folle sanguinario - o zero, dipende dalla bravura dell'autore. Potrei fare un esempio fuori dall'argomento che hai citato tu, ma che rende l'idea, imho: Brooks - che è uno che non mostra nemmeno una goccia di sangue - crea a un certo punto un personaggio completamente psicopatico e ne fa un capolavoro; quando ci riprova una decina di libri dopo, crea invece una figura ridicola. SPOILER IL DRUIDO DI SHANNARA Spoiler [leggi] Detto questo, tornando al gruppo di autori che tu citi, io ti posso confermare che Abercrombie scava nella psicologia dei suoi protagonisti come quasi nessun altro: anzi, anche quando la storia sonnecchia, vale la pena di leggerlo perché è davvero un pittore dell'umana condizione. Certo, forse dell'umana miseria, ma non lo si può accusare di essere solo un macellaio. Per essere chiari: è molto più cruda la Carey (delle volte mi ha decisamente infastidito), io separerei quindi la crudezza dal cinismo: Abercrombie in questo è un maestro, ma lo fa con un motivo ben preciso. Citazione:E, soprattutto, c'è la possibilità che inizi una sorta di gioco al rialzo che punti esclusivamente su truculenza e protagonista cattivo-più-del-cattivo? Il rischio è altissimo, secondo me. L'emulazione ha sempre funzionato nella letteratura di genere (pensiamo a quanti templari dopo il Codice da Vinci, quanti vampiri dopo Twilight o quanti elfi all'epoca di Tolkien), ed è ovvio che gli autori tenteranno di spostare l'asticella del consentito (o meglio, di ciò che i lettori sono disposti a sopportare quanto a crudezze) per ottenere la palma del più truculento. Si potrebbe poi innestare un discorso sul protagonista cattivo-più-del-cattivo: ormai i cattivi 'puri' annoiano; se il SdA si fosse dovuto reggere su Sauron sarebbe crollato. Oggi - e per me questo è un bene - la distinzione buoni e cattivi è venuta meno completamente (qua Martin è maestro, ma su un piano completamente diverso anche Kay), e chi cerca costantemente di riproporla (leggi Brooks) appare anacronistico. Citazione:si spegnerà come pensa Mercor, o diventerà la corrente da seguire? Durerà finché dureranno le vendite, poi verrà sostituita da qualcosaltro. A proposito delle varie 'mode' del fantasy e soprattutto di quella attuale della crudezza, vi linko un breve articolo di Michael J. Sullivan: è questo un autore di mezza età che sta scoprendo adesso una certa notorietà con una serie di libri che vengono costantemente accostati a Brooks e soprattutto Eddings e Feist (quindi il più tolkieniano dei filoni). Lui sa di scrivere in un filone oggi minoritario, ma critica l'iperrealismo violento dei suoi colleghi, motivando che il fantasy è per lui come sognare ad occhi aperti, e che nessuno vorrebbe sognare di stragi e stupri. Mi sembra che il suo post offra molti spunti: ve lo metto sotto spoiler per non allungare troppo la mia risposta ![]() Spoiler [leggi] ![]() marco La vita è così grande / che quando sarai sul punto di morire / pianterai un ulivo / convinto ancora di vederlo fiorire.
Roberto Vecchioni - Sogna, ragazzo, sogna
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