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Blood Memories intervista Terry Brooks
In Italia aspettiamo ancora la traduzione di A Princess of Landover, quindi iniziamo da qui. Perché di nuovo Landover dopo tanti anni?

Dopo aver lasciato la serie di Landover nel 1996, ho avuto bisogno di dodici anni per sviluppare un seguito che a quel tempo non avevo pronto. Ho dovuto quindi riprendere la storia per sviluppare una trama di cui poter essere contento: ho deciso di puntare l’attenzione su Mistaya, la figlia di Ben Holiday e Willow — i protagonisti dei primi cinque volumi. Mi interessava la sua storia di adolescente, più che continuare con quella dei genitori.


A Princess of Landover sarà l’ultimo romanzo della serie o ce ne saranno altri? E come eventualmente pensi di proseguire?

Se tu avessi letto il libro, avresti visto che c’è una porta lasciata aperta per un seguito. Ci sto già pensando, ho qualche idea su come proseguire.



Sappiamo che il personaggio di Ben Holiday è un avvocato e che tu stesso lo sei stato prima di intraprendere la tua carriera di scrittore. Le somiglianze con Ben si fermano qui oppure ce ne sono altre? E se esistesse veramente un Regno in vendita, lo compreresti per un milione di dollari?

[Ride] Credo di averlo fatto probabilmente! Ripensando a come ho smesso di fare l’avvocato per fare lo scrittore di romanzi... penso quindi che lo farei — e che l’ho fatto. Ben Holiday è davvero molto simile a me, la sua vita è modellata sulla mia. Quando qualcuno mi chiede quale sia il mio personaggio preferito o quale personaggio sia più autobiografico, io rispondo Ben Holiday.



Veniamo alla serie “Verbo e Vuoto”. In Running with the Demon c’è una scena in cui i Divoratori entrano in Chiesa e Nest Freemark ne rimane sconvolta. Qual è la tua personale visione religiosa?

[Ride] Dimmi prima quanto tempo ho per rispondere a una simile domanda! Ho scritto quella scena per dimostrare che c’è sempre uno scontro tra il Bene e il Male, e in questo scontro non ci sono confini: la lotta invade la sfera del personale al di là dei governi, la sfera del sociale e delle religioni. A dire il vero, credo che la migliore difesa contro il Male sia legata alle virtù delle persone, ai propri princìpi, al credere: quello in cui si crede è da usare come uno scoglio cui attaccare un’àncora, una posizione da difendere.



Il mondo di Shannara è ambientato nel futuro, dopo che la nostra civiltà è stata annientata dalla tecnologia. Andando avanti con i libri, però, assistiamo a un graduale ritorno della tecnologia (p.e. le navi volanti o il laser della Federazione). Vedremo un mondo di Shannara di nuovo completamente tecnologico, col dominio della scienza sulla magia? 

Buona domanda. Quello che ho fatto è stato inventare una struttura ciclica: all’inizio il fallimento della tecnologia crea l’ambientazione di Shannara, con la magia che prende il posto della scienza. Ma la magia funziona più o meno come la scienza, soffre dei suoi stessi difetti... quello che allora ho fatto è stato reintrodurre poco alla volta elementi scientifici, in conflitto con la magia. La domanda — anche per me che sto scrivendo gli ultimi libri della serie di Shannara — è: quanto la scienza soppianterà ancora una volta la magia nel mondo? Oppure la magia rimarrà un potere dominante rispetto alla scienza?



Una domanda sulle tue fonti. Nei tuoi romanzi ci sono Sfingi, Furie e altri elementi della mitologia greca, mentre altri autori — pensiamo a Tolkien — sembrano più trarre ispirazione dalla mitologia nordica. Che influenza hanno avuto gli studi classici sulla tua scrittura?

Quando ero giovane, ho letto molto i classici, e ho letto libri su tutte le mitologie. La mia filosofia è sentirmi libero di utilizzare qualunque sorgente, non bloccarmi sull’una o sull’altra. Questo è il motivo per cui nei miei romanzi ci sono riferimenti alla mitologia classica, a quella degli Indiani Americani — dovrei dire Nativi Americani... Prendo quello che mi sembra più adatto per comunicare ciò che penso in una determinata situazione.



Perché la Verità è l’arma più forte contro il Male? Cosa vuoi dire quando affermi questo?

La Verità è davvero la più forte arma contro il Male, perché svela quello che non è vero. Il problema della Verità è che noi pensiamo alla verità oggettiva, ma ci dobbiamo spesso accontentare di verità soggettive. Cionondimeno, nella sua forma più pura e perfetta, è stata proprio la Verità a essere utilizzata contro il Signore degli Inganni da Shea Ohmsford.



Nelle trilogie del Viaggio della Jerle Shannara e del Druido Supremo molti personaggi sono in cerca di perdono: Ahren Elessedil, Ryer Ord Star, Quentin Leah, Sen Dunsidan e soprattutto Grianne Ohmsford. Sembra però sempre che essi possano ottenere perdono solo con la morte. Cosa c’è dietro questo?

Non mi riferivo a qualcosa di particolare, volevo parlare di cosa sia davvero il perdono e se si possa davvero perdonare qualsiasi cosa o vi siano invece atti così terribili per cui il perdono non è possibile. Questa mia investigazione sul perdono è nata da un dibattito religioso che c’è stato negli USA e ho utilizzato sei dei miei libri per esplorare l’argomento. A diversi personaggi corrispondono casi diversi di perdono: anche quando questo si ottiene, non necessariamente porta alla salvezza, e si può giungere così alla morte del personaggio.



Continuando con l’attualità, in che maniera è cambiata la tua visione della guerra dopo i conflitti in Iraq e in Afghanistan? Soprattutto nell’ultima trilogia di Shannara abbiamo un forte rifiuto della guerra, considerata inutile e fondata su motivi economici — non vediamo più la guerra sotto il profilo epico come ce l’hai mostrata per tanti anni. Come è cambiato il tuo punto di vista?

Non è cambiato, è lo stesso. Non credo che le guerre in Iraq e in Afghanistan abbiano mutato il mio punto di vista su come sia una guerra. Penso che sia lo stesso di venti o trent’anni fa.



In Sometimes the Magic Works racconti che per i nomi dei personaggi ti ispiri ai nomi reali. Ci sono dei personaggi che sono stati ispirati da persone che hai incontrato nel corso della tua vita?

No. [Ride] Parlando in generale io uso un’insieme di caratteristiche e comportamenti per i personaggi, non li modello su una persona presa nella sua interezza — penso che questo sia un errore. Mi piace esplorare idee piuttosto che persone.



Robin Hobb a giugno ci ha detto che siete amici, che apprezza il tuo lavoro e soprattutto che tu sei un vero signore! Cosa pensi tu di Robin come scrittrice e persona?

Dopo aver sentito la descrizione che dà di me, penso che sia una delle donne più gentili al mondo! [Ride] Lei è una scrittrice magnifica. Conosco Megan/Robin da circa… be’, l’ho incontrata a Seattle nel 1986 o giù di lì: penso che lei sia una scrittrice in gamba, il suo lavoro non impallidisce di fronte a quello di nessun altro, me compreso. La rispetto molto e apprezzo quello che scrive.



Robin era molto sorpresa di apprendere che a Bologna, lo scorso tour, eri salito sulla Torre degli Asinelli. Cosa ricordi maggiormente di quei giorni in Italia?

Se fosse stato possibile sarei stato più contento di levitare fino in cima alla Torre, mi ricordo il dolore e la fatica fatta per salirci. I ricordi del mio ultimo tour in Italia? Stupendi! Dopo che torno dall’Italia mi sento ricaricato di tutte le energie, e trovo bellissimo godere dell’apprezzamento dei lettori italiani. Anche venire qui a Lucca per questo festival è molto eccitante… Mi piace proprio l’entusiasmo dei lettori e — lo sapete — non vedo mai l’ora di tornare in Italia.


intervista di Marco “Umbra” Longobardo
Lucca, 30.10.2010
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