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Chiacchierata romana con Robin Hobb - Giu.10
Andare a pranzo con il proprio scrittore preferito è una faccenda complicata: corri il rischio di non spiccicare una parola oppure di essere invadente, di fare la figura del fanatico o dell’incompetente. Andare a pranzo con Robin Hobb a Roma, il 18 giugno 2010, è stato invece semplicissimo: la Regina del Fantasy è infatti una donna estremamente amichevole e cordiale, con una grande pazienza. Seduta accanto a me, si è lasciata tartassare dalle mie domande per tutta la durata del pasto, spaziando dai suoi personaggi ai colleghi, dall’attualità politica alla vita quotidiana. Di seguito il piccolo risultato di quell’indimenticabile momento.



Cara Robin, cominciamo con Il custode del drago. Non avendo letto Il rifugio del drago, attenta agli spoiler! Ti volevo solo dire che il mio personaggio preferito è Sedric: non si capisce se è una vittima di Hest, una figura positiva, cosa farà con Alise…

RH: È stato molto divertente scrivere di lui! È un personaggio molto complesso, non ci sono altre parole, per questo ho deciso di seguire il suo punto di vista… Ti dico solo, visto che devi leggere Il rifugio del drago, che diventerà ancora più complesso e affascinante!



Veniamo al piccolo articolo che desidero regalarti. Nei Lungavista, io preferisco Nasuto a Occhi-di-Notte, perché il rapporto col lupo può esservi solo in un libro fantasy, quello con il cane esiste nella vita di tutti i giorni…

RH: Sembrerebbe che tu abbia un cane! In realtà, non sono d’accordo con te: quando ero bambina in Alaska siamo stati adottati da un ibrido mezzo cane e mezzo lupo abbandonato da un vicino, e c’era un fortissimo legame. Qualche tempo dopo, frequentavo già il college, mia madre ha curato un cucciolo di lupo: era piccolo e infreddolito, sembrava che non respirasse… è stata una sorpresa scoprire invece che era vivo, lì nella neve alta! Mia madre lo ha avvolto in delle coperte, lo ha portato a casa e… nel tempo si è affezionato a noi come qualsiasi cane. Quindi, no, non posso essere d’accordo con te.



Ho amato molto Kennit in Borgomago, un personaggio che considero tragico nel senso greco del termine. Non riesco ad odiarlo, anzi forse posso dire di amarlo, così diviso in due fra quello che ha subito e quello che ha fatto…

RH: Guarda, io volevo costruire un antagonista che tutti odiassimo, ma non volevo che commettesse il male per il male; volevo che portasse invece uno dei punti di vista della storia. Nemmeno io riesco a odiarlo: quello che ha commesso è terribile, ma lo è anche quello che ha dovuto subire. È stato interessante scrivere dal suo punto di vista, del suo rapporto con la madre per esempio…



E un giudizio morale su re Sagace, invece? È così interessante il suo legame con Fitz, è per lui re o nonno?

RH: Sagace è un uomo che sa quello che vuole e segue i suoi obiettivi con forza, per questo mi piace. Nonostante la sua determinazione, ha una grande umanità che mostra raramente. Il rapporto con Fitz… Sagace prima di essere suo nonno è il suo re, senza dubbio.



Seguendo il tuo consiglio, ho letto Brandon Sanderson e non mi è piaciuto per niente. La trama mi è sembrata debole, anche se il sistema magico è originale. Io ti amo e non voglio discutere, ma perché ti è piaciuto tanto?

RH: [Ride] Guarda, io ho adorato i romanzi della saga Mistborn, soprattutto mi è piaciuta la protagonista Vin [SPOILER - L’ultimo impero, b: Sanderson] e il suo rapporto col fratello: lei si crede abbandonata perché dal suo punto di vista — che coincide con quello del lettore — le cose appaiono così; se noi avessimo saputo subito della morte del fratello non saremmo stati così sorpresi, ma Sanderson dimostra di sapersi attenere al punto di vista prescelto. La magia mi sembra molto verosimile, credibile, legata alla scienza.



Tutti noi o quasi ci siamo incontrati sul forum di Terry Brooks, che sarà in Italia a Ottobre. Lo conosci? Che puoi dirci di lui?

RH: Io e Terry abitiamo entrambi nello Stato di Washington, ma ho letto pochi suoi romanzi. Posso dirti però che è un gran signore, un gentleman, amichevole e cordiale… ti piacerà incontrarlo! Mi ha fatto molto ridere quando mi ha detto che aveva chiamato il suo primo libro La spada di Shànnara e poi si è accorto che tutti i lettori dicevano Shannàra e si è adeguato a loro. [Ride]



E le tue colleghe? Gran parte della narrativa fantasy di successo oggi — che mi piace di più, diciamo — è scritta da donne: Bujold, Flewelling, Carey…

RH: La Bujold è molto brava, crea personaggi fantastici: ho letto la serie dei Vor

Io solo i romanzi fantasy, invece…

RH: Devi leggere anche quelli fantascientifici, allora! La Bujold è fantastica, non importa il genere, secondo me: se crei personaggi così belli lo fai in qualsiasi ambientazione. La Carey per certi aspetti mi lascia perplessa: scrive molto bene ma mi sarei aspettata di conoscere più cose sulla prostituta — come si chiamava? [SPOILER - Il dardo e la rosa, J.Carey] — o il suo compagno, di avere più spiegazioni sul perché dell’abbandono della madre ad esempio…



E la Flewelling? Grazie al tuo consiglio sto leggendo The Bone Doll’s Twin

RH: È un romanzo da brividi! [Ride] Bello, ma da brividi…



Ti incontri spesso con i tuoi colleghi, li conosci di persona?

RH: Nello Stato di Washington vivono molti colleghi — Brooks, Greg Bear, Vonda McIntyre, spesso viene la LeGuin — ma non è che ci frequentiamo davvero. Ci incontriamo qualche volta l’anno per convegni e convention, ma i miei amici sono persone normali, insegnanti, vicini di casa, gente comune… Mi fa piacere incontrare colleghi, in Francia ho conosciuto Tad Williams…

I suoi libri non mi sono piaciuti molto…

RH: Guarda, non li conosco… ti posso dire però che anche lui è una persona simpaticissima, in quell’occasione ci siamo fatti tantissime risate parlando dei nostri mondi fantastici e delle nostre vite… Ti piacerebbe come persona, se lo incontrassi!



E i libri di Stroud li hai letti?

RH: No, purtroppo no. Li ho in libreria, ma ho troppi libri da leggere, una pila così [fa il gesto]. Ogni tanto penso che quando sarò vecchia, vecchia così tanto da non scrivere più, potrò leggere tutto quello che ho accumulato per ora, anche perché spesso le case editrici mi regalano i romanzi. Per ora, invece, ho poco tempo per leggere.



Cambiando argomento, che ne pensi del nuovo Presidente, Obama?

RH: Gli americani non sono mai contenti del loro presidente, e in questo sono profondamente americana. Penso che Obama sia un uomo e non un dio, e quindi mi aspetto cose da uomo: non chiedo che possa immergersi come Superman e tappare la falla di petrolio nel Golfo, ma voglio che pensi a una soluzione. Quando i reporter scrivono che è troppo distaccato o che non spala il petrolio sulle spiagge o che non si veste da lavoratore quando visita le zone colpite ma in completo elegante, mi viene da dire: ma qual è il suo lavoro? Trovare soluzioni al problema, non andare a spalare [fa una pausa]. Penso che si dovrebbe ammettere che questo è un gran casino senza vie d’uscita e pensare a come non farlo accadere più in futuro. Quando ero giovane, in Alaska ci fu il primo disastro petrolifero simile e ricordo che più scavavano più sabbia oleosa trovavano… Quando tuo padre fa il pescatore e suo padre prima di lui e così via, e tu non lo puoi più fare perché il petrolio ha ucciso i pesci e non hai più reddito, allora ti impegni a non far accadere più queste cose.



Come ti ho detto prima, io vengo dalla Sicilia, Messina. Sei davvero una donna straordinaria; sei la prima straniera che sapendolo non mi dice: “Sicily? Mafia!”

RH: Ti succede davvero? Ma è assurdo!

Sì, mi è capitato da Cuba a Istanbul, da Londra alla Tunisia…

RH: Pazzesco! Io abito a Tacoma, da dove vengono [lista di nomi inglesi che non sono riuscito ad annotare]… Tutti questi ragazzacci sono stati i più grandi serial-killer d’America, ma nessuno mi dice che sono una serial-killer solo perché vengo da una città che li esporta in tutto il mondo!


intervista di Marco “Umbra” Longobardo
Roma, 18.6.2010
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