Come Megan Lindholm divenne Robin Hobb |
Jane Johnson lavora nell’industria editoriale da oltre vent’anni, come libraia, come editore e come scrittrice. Ha lavorato alla trilogia cinematografica di Peter Jackson, Il Signore degli Anelli, ed è autrice di libri per bambini e per adulti. Jane si divide fra la Cornovaglia e il Marocco, da cui dirige, a distanza, il settore narrativa della HarperCollins. ![]() Pubblicavo Robin Hobb da molto prima che “diventasse” Robin Hobb a tutti gli effetti. Mi ero imbattuta nella sua produzione mentre lavoravo per Unwin Hyman, una casa editrice indipendente, e gestivo il programma editoriale tolkieniano e una piccola selezione di fantasy e fantascienza che includeva autori quali Kim Stanley Robinson, M. John Harrison, Geoff Ryman, Ellen Kushner e Guy Gavriel Kay. All’epoca scriveva con il nome di Megan Lindholm, e io acquistai e pubblicai i suoi fantasy preistorici, The Reindeer People e Wolf’s Brother, il suo romanzo di fantascienza Alien Earth (con la Navebestia Evangeline, che per certi versi precorreva i futuri draghi) e il bellissimo (e inquietante) fantasy contemporaneo Cloven Hooves, che resta uno dei miei libri preferiti di sempre. Poi consegnò qualcosa di completamente diverso. Tutti i suoi progetti precedenti erano diversi fra loro, ma quel nuovo manoscritto aveva tutta un’altra voce narrante — quella di un ragazzino abbandonato, in un mondo medievale dove viene minacciato da pericoli di ogni genere, col solo conforto della rude gentilezza di un capostalliere, di uno strano amico vestito da giullare e della propria capacità di legarsi agli animali. Non riuscivo a smettere di leggerlo! Quel manoscritto mi catturò come nessun libro di Megan aveva fatto. Telefonai al suo agente, Ralph Vicinanza, e per buona mezz’ora lo travolsi col mio entusiasmo parlando dell’enorme potenziale del romanzo e di tutto ciò che potevamo fare per dare un incremento massiccio alle vendite, un’operazione alla portata della gigantesca HarperCollins — che aveva appena acquisito Unwin Hyman — piuttosto che di un piccolo editore indipendente. Riuscivo a sentirlo sorridere all’altro capo. «Sapevo che te ne saresti innamorata» disse. «Ma non sembra un romanzo di Megan Lindholm» dissi io, e mi diede ragione. «Che nome le diamo per questo libro, allora?» Autrice e agente ci pensarono su e venne fuori Robin Hobb, che ricorda Robin Hood, l’Inghilterra medievale e gli hobgoblin della fantasia. Suonava appropriato. Lanciammo Assassin’s Apprentice nel 1995, insieme al marchio Voyager della HarperCollins (riservato a fantascienza e fantasy), con copertina rigida e bellissime illustrazioni di John Howe, che aveva lavorato a lungo con me per le pubblicazioni di Tolkien, realizzando calendari e copertine suggestive. Volevo qualcosa che risultasse classico ed evocativo, e John ci ha reso fieri. Il lancio — sebbene si trattasse, in apparenza, di uno scrittore esordiente — fu preceduto da una campagna promozionale su larga scala, che includeva manifesti e pubblicità sui giornali e nelle metropolitane. Ci volle un po’ a convincere la direzione marketing a concedere la somma necessaria, specie perché le vendite dei libri Lindholm erano state modeste, ma sono davvero felice di non aver cambiato idea: che meraviglioso investimento si è dimostrato! I romanzi di Robin Hobb diventarono dei bestseller, nel Regno Unito e in tutto il mondo. Proprio come me, i lettori furono catturati dal modo unico in cui Megan riesce a combinare la caratterizzazione approfondita, il flusso narrativo lento ma inesorabile, la portata e la genialità degli elementi magici, indizi astuti e improvvise esplosioni di terribile violenza, spesso rivolta contro i protagonisti. Quando Megan venne in Gran Bretagna per il tour promozionale, arrivarono ammiratori da tutta Europa per farsi autografare i libri, alcuni pressoché in lacrime per lo stupore e la gioia di incontrare la loro scrittrice preferita. Molti le portarono (e le portano ancora) dei doni: disegni e oggetti fatti a mano, brandy d’albicocca e cioccolatini. Alcuni si vestono come Fitz e il Matto. Ed eccoci, vent’anni dopo, a pubblicare il penultimo volume di Realm of the Elderlings, Fool’s Quest, seguito del ritorno di Fitz e del Matto in Fool’s Assassin. Entrambi i volumi hanno meravigliose copertine di Jackie Morris; alla fine dell’anno, inoltre, uscirà un’edizione speciale di Assassin’s Apprentice con bellissime illustrazioni, in particolare di John Howe, finalmente libero dagli impegni legati a Il Signore degli Anelli e a Lo Hobbit. Le reazioni critiche alla nuova serie sono state formidabili. Dopo essere stato disprezzato per tutti questi anni, il fantasy è finalmente emerso come genere letterario, e nessuno merita gli applausi più di Robin Hobb. A parte forse Megan Lindholm. ;) Jane Johnson |
Sainsbury’s Entertainment | How Megan Lindholm became Robin Hobb - 13.08.2015 traduzione di Barbara “The Fool” |