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Questo pomeriggio sto pensando a Megan
Anni fa, attorno al 1978, quando inserii in un'antologia la prima storia fantasy pubblicata da Megan Lindholm, Ossa per Dulath, intrecciammo una corrispondenza in cui scoprii una bisbetica come me. Essendo io il genere di persona che considera l’essere burberi una caratteristica affascinante, la corrispondenza divenne lunga e costante.

All’epoca Megan viveva alla Fine del Mondo, in Alaska, con duemila miglia vuote dietro casa, ma mi raccontava che il paesaggio era troppo affollato. Io vivevo una vita di città, anche se non da sempre, e l’idea che i miei vicini più prossimi abitassero a miglia e miglia di distanza aveva un certo fascino. Le sue lettere erano capaci quanto le sue storie di calarti in luoghi, eventi e significati. Ora io, se avessi un alce nel giardino sul retro, cercherei di fargli una foto prima che se ne vada. Megan gli avrebbe sparato, l’avrebbe scuoiato e ci avrebbe dato da mangiare alla famiglia per un bel po’ di tempo. Ovviamente non eravamo così simili in tutto ma comunque mi ci sentivo vicina, la sentivo affine.

Dal nostro scambio di lettere mi feci un’impressione di lei che si rivelò essere solo un aspetto di una giovane donna non così brusca, complessa ed estremamente amichevole. Più tardi si trasferì nel mio Paese e la conobbi di persona, cordiale e piacevole in ogni aspetto, che apprezzava le cose meritevoli d'essere apprezzate e deplorava quelle che non lo erano. In questi anni ha continuato a crescere, da una brava scrittrice che quasi nessuno conosceva a una romanziera incredibilmente raffinata di grande talento, conosciuta da quasi tutti coloro che amano il genere.

Megan venne a Seattle per una ricerca sul libro che stava scrivendo e per incontrare i Nameless Ones, e io riuscii a uscire con lei. Stare con lei nel labirinto di scaffali di un negozio di libri usati o al tavolino di un caffè era un po’ come uscire con Hera o con la Mórrígan, e io forse ero Artemide o Nemain.

Non posso non spendere due parole su suo marito Fred. Mi teneva sulle spine con racconti di pescatori in pericolo mortale o su com’era lavorare con un cane feroce che teneva stretto qualcosa nelle mascelle possenti. Fred è egli stesso un narratore, del tipo orale piuttosto che scritto.

Erano gli anni Ottanta, e a metà del decennio Megan pubblicò un grande urban fantasy, ambientandolo nella mia città natale, Seattle. Wizard of the Pigeons era un lavoro meraviglioso che rinarrava parti delle leggende arturiane collocandole tra la gente di strada. Dev’essere stato proprio allora che una brava scrittrice di genere è diventata una grande artista. O almeno così credetti all’epoca, e lo credo ancora. Fu in grado di catturare elementi particolari del mio vicinato e questo mi emozionò davvero. Stavo lavorando al mio romanzo Anthony Shriek, ambientato negli stessi quartieri, tra punk rocker e senzatetto. La storia di Megan incontrò così da vicino i miei gusti che qualcuno potrebbe pensare che non sono in grado di valutarla correttamente. Ma sento davvero che Wizard of the Pigeons si rivelerà, nel tempo, uno dei pochi romanzi fantasy duraturi della nostra generazione in un genere per lo più effimero.

Megan continuò per la sua strada, crescendo e maturando in ciò che è oggi, qualcuno che gli anni hanno allontanato dalla giovane donna che avevo conosciuto in quelle lettere dall’Alaska. E ora avete deciso di invitarla a Londra e farne un’Ospite d’Onore della Worldcon. Ottima scelta!

Ovviamente i ricordi tendono a sbiadire e ad addolcirsi, ma questa musona ricorda una donna formidabile con una meravigliosa presenza, e gentilezza, e intelligenza, che sembrava comprendermi il più delle volte, e non tutti ci riescono. Come si può non apprezzare tanto un'amica del genere? Spero che in queste brevi impressioni di una Megan del passato possiate trovare, incontrandola qui e ora, pietre di paragone per ciò che è diventata.


Jessica Amanda Salmonson

Loncon 3 | This Afternoon, I am Thinking About Megan - 14/18.08.2014
traduzione di Iku
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