Il Mago della Foresta (Forest Mage)
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16-12-2010, 15:14,
Messaggio: #60
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RE: Il Mago della Foresta (Forest Mage)
Ciao a tutti!
Riprendo questa conversazione (di qualche mese prima) per fare anche io qualche commento su "il Mago della Foresta", che ho finito ieri sera. Innanzitutto concordo con chi di voi ha trovato un generale "inFitzimento" del protagonista, ma non tanto per una questione di caratterizzazione del personaggio (che mi sembrano piuttosto diversi) quanto invece per la tendenza della Hobb a porre personaggi maschili piuttosto deboli e passivi in situazioni che oltrepassano l'assurdo e, a ben vedere, la credibilità . Non mi riferisco Spoiler [leggi] Spoiler [leggi] Molti di voi hanno trovato il personaggio di Nevare lamentoso, piagnone, ma in realtà mi sembra piuttosto credibile dato il contesto,la caratterizzazione iniziale del personaggio (non certo un tipo particolarmente acuto e brillanti) e le incredibili "sfortune" che gli capitano. Ora un po' di commenti tecnici sparsi (che sono più critiche): - il ritmo: lento, molto lento. Ora, conosco la Hobb e so che i momenti d'azione non sono esattamente il suo pane (anche se nella trilogia dei mercanti di borgomago, di certo più movimentata, se la cava degnamente), ma non puoi non far accadere niente per pagine e pagine. E qui arrivo al secondo punto, cioè - il raccontato: molte, troppe pagine del libro, specie nella parte centrale, son più resoconti veloci, riassunti di quello che accade per diversi giorni (spesso niente di indispensabile da sapere); probabilmente è per questo che molti di voi si sono annoiati nella parte centrale: se "racconti" e non "mostri" quello che succede, l'attenzione del lettore si assopisce a causa di una narrazione priva di dettagli e troppo generica. - i dialoghi: non vi sembra che i personaggi della Hobb parlino troppo e troppo bene? Anche quei personaggi che in teoria dovrebbero essere analfabeti o quasi (mi vengono in mente i due tizi che lo aiutano al cimitero) ogni tanto se ne escono con di quelle riflessioni che manco un laureato a Oxford. Non dico che debbano esprimersi a grugniti, ma nemmeno in maniera così impeccabile, senza sbavature grammaticali. Poi a volte i personaggi si lasciano andare a monologhi troppo lunghi e inverosimilmente costruiti (come il momento in cui il padre di Nevare raggiunge i due figli a cena dopo la malattia) - i refusi e/o la traduzione: ... Comunque, al di là delle critiche, non posso dire che il libro non mi sia piaciuto; anzi, mi è piaciuto più del primo. Molti di voi aveva apprezzato l'ambientazione dell'accademia, ma sinceramente a me aveva annoiato un po'. La ragione è essenzialmente una: molta poca azione. In questo libro almeno qualcosina succede |
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