Il ciclo di Death Gate
di Margaret Weis e Tracy Hickman
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19-06-2011, 15:35,
Messaggio: #24
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RE: Il ciclo di Death Gate
Ho finito il Ciclo di Death Gate, e vorrei esporre qui le mie conclusioni generali. NO SPOILER
L'intero Ciclo è la prova che si può andare oltre la trilogia (o tetralogia) senza però perdere di vista l'inizio della storia e la sua fine (come invece ha fatto Martin, per citarne uno a caso): sette piccoli (relativamente) romanzi che hanno una loro logica e che puntano direttamente ma senza banalità alla soluzione della trama non è roba da poco (soprattutto se consideriamo l'enorme complessità dell'universo coinvolto). Tutte le sottotrame principali si chiudono, qualcuna resta aperta, ma in generale dal 5° romanzo in poi grande è l'abilità a ripescare personaggi che sembravano dimenticati (mensch quasi sempre). Tre sono i punti in generale più affascinanti: 1) Haplo ed Alfred: senza dubbio i pilastri della narrazione, sono davvero formidabili quanto a complessità : disperati, incattiviti o sfiduciati, fanno un (convergente?) viaggio alla ricerca di un sé di cui poter andare fieri, sbagliano, cadono, si tradiscono e si salvano. La loro storia mette davvero i brividi, e i personaggi di contorno (il cane e Hugh su tutti) non ne sono minimamente schiacciati, semmai ne vengono esaltati. 2) La relatività del bene e del male: come nella migliore tradizione di Kay, non si può polarizzare nell'animo umano bene e male, perchè 'il male è dentro di noi'. Sartan e Patryn, Samah e Xar, elfi e uomini, i Kenkari e gli Assassini... nessuno agisce per bene o per male. Anzi, per i Patryn e i Sartan (insieme ai loro capi) si dice addirittura chiaramente che essi agirono in buona fede. Non si può mai tifare per uno o per un altro, perchè gli errori ci sono ovunque, perchè i mortali sono destinati comunque a fallire in quanto imperfetti. 3) L'Onda: vi è un pensiero mistico-religioso che governa la vicenda, che trae spunto dal principio che ogni azione genera una reazione uguale e contraria, e per questo l'universo cerca sempre di tornare in equilibrio. Se questo può a volte generare forzature, nell'insieme è determinante per l'esaltazione del libero arbitrio nella determinazione delle umane scelte (e questo sembrerebbe una contraddizione in termini, ma non è così in quanto le scelte stesse sono dirette dai fatti, non da forze esterne e terze; si dirà in chiusura che ogni essere umano è un dio). Mi ripeterò: un ciclo imperdibile, con grandi trovate, molta azione e personaggi, qualche ingenuità e concessione agli stereotipi del genere (la Lama Maledetta, il Labirinto, etc...) ma nel complesso un'opera straordinaria. E se ciò non vi convincesse, ricordatevi che c'è Zifnab: bisognerebbe leggere questi libri solo per lui marco La vita è così grande / che quando sarai sul punto di morire / pianterai un ulivo / convinto ancora di vederlo fiorire.
Roberto Vecchioni - Sogna, ragazzo, sogna
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