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George R.R. Martin e io
Quando vi siete imbattuti per la prima volta in George R.R. Martin? Penso che la maggior parte del mondo lo abbia conosciuto quando la sua straordinaria serie di libri, Le cronache del ghiaccio e del fuoco, è diventata Il trono di spade della HBO.

Ma il mio primo incontro con il suo lavoro è avvenuto molto prima di allora.

Nel 1991, Kat e io eravamo alla Norwescon. La Pulphouse Press, gestita da Dean Wesley Smith e da Kristine Kathryn Rusch, aveva uno stand e offriva dei chapbook. Avevo incontrato entrambi molte volte, li consideravo “amici scrittori” e volevo sostenere il loro ultimo sforzo. All’epoca ero piuttosto squattrinata, ma Kat scelse The Pear Shaped Man di un certo George R.R. Martin, pagammo, e lo portammo a casa nella nostra borsa da convention.

Quel libretto si rivelò la cosa più avvincente, più raccapricciante e più stranamente spassosa che avessimo letto da tanto tempo. Allora sapevo ben poco di George R.R. Martin. Non avevo idea di aver già conosciuto il suo stile narrativo con la serie televisiva La bella e la bestia. In quel telefilm recitavano Ron Perlman nel ruolo della Bestia e Linda Hamilton in quello della Bella, in una rivisitazione della fiaba tradizionale in chiave urban fantasy. Ignoravo che l’uomo dietro quella storia affascinante fosse ancora una volta George R.R. Martin. Sapevo solo che valeva la pena di salire sul tetto del capanno per orientare l’antenna e togliere la ruggine dal connettore PL-259 nel tentativo di migliorare la ricezione.

Non dirò di aver letto Re della sabbia quando uscì su Omni nel 1979. Ma quando divenne un episodio del rifacimento di Oltre i limiti nel 1995, il nome di George mi era noto e feci in modo di sintonizzarmi. Ancora una volta, non rimasi delusa.

Cos’altro c’era stato nel frattempo? Il battello del delirio. Pubblicato nel 1982, ma da me scoperto anni dopo. Le antologie di Wild Cards, supereroi della carta stampata anziché delle graphic novel.

Ma l’incontro più significativo per me? Un giorno, ricevetti via posta una Advance Reading Copy, cioè una copia di lettura avanzata, la copia di un libro che non è ancora tale. Pagine e pagine e pagine di manoscritto, mandate da uno dei miei editor nella speranza che offrissi un soffietto per la quarta di copertina. Mi trovavo in un momento della mia vita che era strano e triste al tempo stesso. Come scrittrice, ero scomparsa. Megan Lindholm aveva smesso di scrivere romanzi e pochi al di fuori della mia agenzia e della mia casa editrice sapevano che ero diventata Robin Hobb. E mia madre stava morendo per complicanze del diabete. Una tremenda combinazione di infezioni fungine e batteriche la stava spegnendo lentamente. Era in cura palliativa a casa di mia sorella. Io e mia figlia piccola, Ru, facevamo i turni di notte. Dormivo sul pavimento accanto al letto di mia mamma per poterla sentire se durante la notte avesse avuto bisogno di farmaci per il dolore. O, più precisamente, lì è dove non dormivo.

Le notti erano lunghissime. Ma c’era quel grosso manoscritto. Le cronache del ghiaccio e del fuoco, volume uno: Il trono di spade. Per cui mi sdraiavo a terra sulla pancia, la lampada da scrivania puntata sulle pagine per non disturbare la mia mamma, e leggevo. Leggevo come quando ero ragazzina, nascondendo libro e luce. E ogni tanto dicevo: «Mamma, tu adoreresti questo libro. AMERESTI questo libro.» E poiché avevamo condiviso i libri per tutta la mia vita, mi sembrava terribilmente triste avere in mano quel romanzo meraviglioso e sapere che non si sarebbe mai risvegliata per leggerlo.

E, ovviamente, come terminai il libro lei morì.

Allora feci una cosa il cui pensiero mi imbarazza tuttora. Scrissi a una persona relativamente sconosciuta, a un collega, un’accorata lettera per ringraziarlo di aver consegnato la sua storia e i suoi personaggi, così che fossero con me mentre facevo quella veglia funebre. C’è perdita in quel primo libro, terribile e irrevocabile perdita, scioccante come si dimostra sempre la morte. E la sua lettura si era intrecciata alla mia vita, in cui stavo affrontando una perdita simile. Lo ringraziai e gli dissi quanto amavo il suo romanzo, e quanto rimpiangevo che mia madre non lo avrebbe mai letto. Ogni singola parola di ringraziamento era sincera.

Ma che lettera da mandare a qualcuno! Ricevetti una risposta da George, un messaggio di ringraziamento piuttosto imbarazzato, come potete ben immaginare. Gli scrissi un soffietto editoriale molto schietto e lui me ne diede uno per L’apprendista assassino che, ancora oggi, sono orgogliosa di avere sulla copertina dei libri Hobb.

E andammo avanti, costruendo le nostre carriere.

Non intendo dire che io e George siamo amici intimi. Ho avuto la fortuna di prendere un caffè o di cenare con lui una manciata di volte. Mi ha fatto da editor e ha accettato di pubblicare il mio lavoro in diverse antologie. E, come scrittrice, ho gioito a distanza del suo ben meritato successo mentre continuavo a leggere ogni volume delle Cronache appena veniva pubblicato. Così, sebbene non sia una confidente o la migliore amica dell’uomo, ho quella che considero la migliore amicizia possibile: con i suoi libri. Con le parti di lui su cui ha lavorato sodo, che ha rifinito e che poi ha offerto a noi, ai suoi lettori, come la porzione di sé che desidera condividere col resto del mondo. Quelle parti sono mie, nel modo in cui i libri davvero belli diventano proprietà estremamente personali. Il mondo e i personaggi di George R.R. Martin mi appartengono. Sono intrecciati alla mia vita come i tasselli di legno di un puzzle cinese.

Confesso di aver evitato di guardare la serie della HBO perché ho una visione molto forte dei suoi personaggi, e voglio tenerli per me finché non avrò finito di leggere i libri. Ma la tentazione di seguirla sta diventando sempre più forte a ogni stagione televisiva.

Mi sento profondamente onorata, quindi, dell’invito a condividere il palco con George. Non vedo l’ora di sentirlo parlare e di scoprire nuove cose su di lui. Ma so anche di avere già la parte migliore di lui sulla libreria del mio ufficio.


Robin Hobb

estratto da Robinhobb.com | George RR Martin and Me - 21.07.2014
traduzione di Barbara “The Fool
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